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TUTTO INTORNO A LORIA

 

Caratteristiche tecniche del percorso

Lunghezza :   km.17

Difficoltà : facile

Stagioni:primavera ed estate.

Loria, la sua storia, le sue storie.

…Per la quasi totalità dei paesi, le prime fonti scritte che documentano in qualche modo la loro esistenza partono dal secolo X; per le epoche precedenti si dispongono di ritrovamenti archeologici per lo più del basso impero romano e dell'epoca longobarda.

Regole e Pievi…

Fra i secoli X e XIII si ha notizia di quasi tutti i paesi dell'attuale Castellana, ma è ragionevole affermare che la loro formazione territoriale risalga comunque all'età longobarda, quando, pare, che tutta l'Italia Settentrionale sia stata ricoperta da una rete di villaggi a confini certi. Con l'editto di Rotari si erano fissate le norme che regolavano il funzionamento dei villaggi rurali, chiamati con termine tecnico "regole" (es. regola di Loria, regola di Ramon, ...); questi, poi, si aggregavano in circoscrizioni maggiori chiamate "pievi" nelle quali una regola esercitava il ruolo di capopieve (es. regola capopieve di Bessica). Le regole erano governate da un organismo assembleare formato dai capifamiglia abitanti nel villaggio e chiamato "vicinia", che nominava un rappresentante di villaggio chiamato "meriga" ed alcuni aiutanti chiamati "saltari", o anche "uomini di comune". Alla base di questa organizzazione di villaggio vi era il godimento in comune ed esclusivo per i suoi abitanti di un insieme di beni collettivi chiamati appunto "beni comunali", costituiti da terreni incolti destinati a pascolo, bosco o palude .Tutti questi aspetti sono documentati anche per il comune di Loria. Questo non costituì un territorio unitario se non a partire dal secolo XIX in seguito al riordino amministrativo del Regno d'Italia. Infatti un tempo da un lato vi era la Pieve di Bessica con le regole di Loria, Spineda, Pietrafosca e Manzolino; dall'altro Ramon e Castione che gravitavano nella Pieve di Godego.

I beni comunali

Un altro aspetto territoriale ora scomparso sono i beni comunali, ossia territori pubblici generalmente posti nelle località più lontane dai centri abitati dove gli abitanti di un villaggio avevano esclusivo diritto di pascolo. L'uso esclusivamente privato del suolo si affermò infatti solamente a partire dal 1600 quando la Repubblica di Venezia vende gli ultimi residui appezzamenti di beni comunali rimasti. Nel medioevo l'aspetto dominante era dato invece da questi incolti e dobbiamo riflettere sul significato che rivestì per quei tempi la trasformazione di vaste estensioni di bosco in pascolo e successivamente in terre arate e coltivate. Queste trasformazioni sono documentate anche per questa zona, ma non si deve pensare che tali incolti fossero improduttivi per l'economia di quei tempi: boschi e pascoli fornivano luoghi di cacciagione, di rifornimento di legna e di tutta una serie di produzioni la cui crescita spontanea era sufficiente per la richiesta di risorse alimentari della scarsa popolazione di allora. Quando la crescita della popolazione richiese una maggiore produzione di risorse allora si trasformò l'uso del territorio in modo da aumentarne la produttività. La località "ai Ronchi" sta appunto ad indicare territorio roncato, ossia tagliato con la roncola e disboscato, ed il fatto che nell'alto medioevo la località fosse un bosco lo si documenta in più modi: ad esempio nel 1500 esisteva ancora una parte di bosco comunale come attestano gli estimi di quell'epoca e nel 1700 la Via Bertina a Ramon veniva chiamata anche "Via del bosco" o "delle nogarazze".

Un po’ di Storia

Il toponimo e il periodo romano

La via romana "Aurelia", via che partiva da Padova e saliva ad Asolo ed a Feltre, doveva passare per questa terra, onde si ritiene che qui, a guardia di detta via, fosse posta, come usavano i romani fare, una mansione o stazione militare, che venne poi chiamata mansio aurelia, nome che col procedere dei tempi si cambiò in Aurelia, Aurilia, Lorgna nel 1175, Lorlea nel 1221, Lorlia e finalmente con quello di Loria. Secondo altri storici il nome di Loria deriverebbe da una famiglia del luogo i "Da Loria".Se questa mansione sorse contemporaneamente alla costruzione della via Aurelia Patavina-Tarvisiana, così chiamata dall'imperatore Marco Aurelio, è da supporre ch'essa abbia avuto sua origine tra il 169 e 180. Un primo insediamento si ebbe quindi lungo una strada romana e potrebbe risalire ai primi secoli dopo Cristo, o a prima ancora. Fino a circa l'anno 1000 non vi sono però tracce certe.

Il medioevo: gli Ezzelini e dintorni

Si può immaginare il territorio di Loria percorso dagli eventi comuni a tante altre della zona: invasioni barbariche dopo la caduta dell'Impero Romano; insediamenti e domini di tipo medievale con una famiglia in evidenza, i "Da Loria"; il feroce Ezzelino da Romano, poi Venezia. Il primo documento storico che parla di una località denominata "Aurilia" è del 972. Si tratta d'una donazione dell'imperatore di Germania Ottone I in Pavia al Vescovo della città tedesca di Frisinga, comprendente la "corte" di Godego ed un vasto territorio circostante denominato "Aurilia". Nei tempi medievali quando preponderavano i feudatari, le terre della Marca Trevigiana erano soggette a fieri e prepotenti signori. A Castione sorgeva un castello, che apparteneva ad un nobile casato di Treviso che si diceva De Castillioni. Anche in Loria, questo nel 1150, una nobile e ricca famiglia di Treviso signoreggiava, i "Da Loria"; siccome questa famiglia cresceva in potenza destò le gelosie di Ezzelino il Monaco e verso il 1200 spogliò la famiglia Da Loria dei propri beni, la rovinò totalmente, ne distrusse le case e ridusse Loria in villa, piccolo villaggio. Nel 1223 Ezzelino il Monaco, padre di Alberico e di Ezzelino, il futuro tiranno, si ritira nel monastero di Oliero e procede alla spartizione dei beni paterni tra i due fratelli. A Ezzelino toccò, oltre a vari possedimenti, "San Zeno, Leodolum, Crespanum, Bessica, Petrafosca, Lorlia, Ramonum, Spineda". Alla caduta del tiranno Ezzelino da Romano, abbiamo un breve periodo di libero comunale, le ville di Loria e di Bessica si reggevano a libero comune con propri merighi, sebbene dipendenti dal Distretto di Castelfranco, sino a quando nel 1339 il doge di Venezia Francesco Dandolo assegna queste ville alla podesteria di Castelfranco Veneto.

L’antagonismo tra Loria e Bessica.

Nel 1297, nel quaderno delle decime che le chiese locali dovevano versare alla Santa Sede, la cappella "S. Bartholomei de Lorgia" è retta da tale "presbiter Bernardus" (prete Bernardo) ed è soggetta alla giurisdizione della "plebes S. Johannis de Bessega" (pieve di S. Giovanni di Bessica). Nel censimento a fini fiscali che in quegli anni si tenne nel territorio trevigiano la "regula de Loyra" (colmello e suo territorio) apparteneva sotto il profilo civile-amministrativo alla "plebs Beseghe" (pieve di Bessica), dalla quale dipendeva anche per l'aspetto ecclesiastico. Loria appare, comunque, con il numero dei suoi fuochi, 12, il borgo più esteso della pieve, considerato che "fuoco" è misura fiscale equivalente a 160 campi affidati o a 40 di proprietà. È probabilmente questo motivo (cioè aumentata potenzialità economica e demografica) che farà scoppiare un secolare conflitto con Bessica. I contrasti si acuirono nei decenni e nei secoli successivi, con tentativi di compromessi puntualmente vanificati. Si legge che nel 1559 tra Bessica e Loria, per la funzione del Sabato Santo, vi fu un forte litigio, poiché il pievano di Bessica, che amava dimorare a Loria, non poteva funzionare in due luoghi contemporaneamente e quei di Bessica ardenti e focosi, volevano che il pievano fosse in quel giorno a celebrare nella loro chiesa. Le questioni fra le pievi di Loria e di Bessica furono secolari. La controversia fu risolta in maniera definitiva solo nel 1813, quando il vescovo di Treviso, Bernardino Marin, decretò che l'antica pieve di Bessica fosse divisa in tre parrocchie: Bessica, appunto, Loria e Spineda. Il territorio della località Manzolino, invece, fu diviso a metà fra queste due ultime parrocchie. La terribile peste che desolò il Veneto nel 1630 e l'altra del 1681 non risparmiarono queste povere ville. Anche qui portarono strage; eppure è ricordo che Bessica ne fosse colpita meno di altri luoghi e corre la tradizione che il confine delle due pievi sia stato barriera alla invasione dello spaventevole male (Nella chiesa di Loria vicino ad un altare si legge la seguente iscrizione: "- Altare hoc - Populi ex voto - ad honorem S.S. - Trinitatis - erectum anno domini MDCLXXXI quo tempore pestis grassabater - memoriale - p. - Iohannes Pilonus archipresbiter anno domini").

I fuochi incendiari del 1754.

Nel 1754 il villaggio di Loria fu teatro di un misterioso fenomeno naturale, i cosiddetti «fuochi incendiari», che provocarono oltre 80 incendi di abitazioni, casoni, siepi nell'arco dei mesi primaverili. Il fenomeno si manifestava fin dai primi anno del '700 nei villaggi circostanti di Ramon, Godego, Rossano, Galliera e aveva attirato l'attenzione di studiosi ed eruditi del tempo. Per la precisione tutto iniziò però già il 18 marzo 1750 quando gli abitanti di Loria,verso le otto di sera, vennero improvvisamente svegliati da un fatto che lì colmò di terrore. In un’attimo, si videro fiamme rossastre che incendiavano case,attrezzi, animali. Così, d’improvviso. Dal suolo qualcuno disse di aver visto erompere fiammelle che poi vagavano per la campagna e brusciare tutto ciò che sulla loro strada vi si frapponeva. La notizia si diffuse in un baleno e molti studiosi se ne fecero carico.Il signor Giovanni Larber, chiamò questi fuochi volanti con il nome di meteore che avevano origine dal terreno ripieno di di particelle esalabili di varia natura, particelle cariche di nitriti, zolfo ecc. Scipione Maffei (Verona, 1 giugno 1675 – Verona, 11 febbraio 1755, è stato uno storico, drammaturgo ed erudito italiano) nel tentativo di individuare una spiegazione razionale al fenomeno, parlò di evaporazioni che a contatto con l’aria trovavano la possibilità di “accendersi”. E poi ancora  il francese Francesco Seguier,che per studiare questi fenomeni giunse fino a Loria e ne ricavò le seguenti conclusioni: si tratterebbe di fenomini analoghi alle esalazioni di gas infiammabili tipiche nelle zone vulcaniche. Puoi dar tutte le spiegazioni che vuoi, ma avere a che fare con fiamme che improvvisamente si accendono e vagano ed incendiano cose ed animali …. Immaginate quali fantasie si siano rincorse da allora sino ad oggi!! CHe l’episodio però segnasse queste popolazioni per sempre lo testimonia lo stesso stemma del comune di Loria che contiene al suo interno il richiamo a tre fiammelle.

Napoleone e gli austriaci

Questi paesi erano passati per mezzo agli avvenimenti causati dall'invasione repubblicana francese, e successivamente nel 1797 furono assoggettati all'Austria; ma la guerra continuata in Europa doveva ben presto ricomparire anche qui. Il 30 marzo 1806 Napoleone aveva emanato un decreto con cui univa al Regno d'Italia tutte le province Venete. Il distretto di Castelfranco venne a formar parte del dipartimento del Bacchiglione, di cui era capoluogo Bassano del Grappa. Fra le nuove leggi e balzelli imposti dal nuovo governo, la tassa del macinato parve insopportabile agli abitanti delle nostre ville. Gli animi si esacerbarono tanto da far nascere una vera sollevazione: "fino le donne armate di mannaie e badili dopo aver fatto macinare nei molini senza pagare, fatto dare campana a martello, si recano alla residenza del Municipio gridando 'Morte ai Francesi', invadono le stanze superiori, saccheggiano tutto, e portate le carte dell'archivio nel vicino piazzale le danno alle fiamme". Per questo fatto giunge subito a Loria una compagnia di soldati francesi proveniente da Bassano, che arriva quando la gente è raccolta per la sacra funzione in chiesa; la quale viene circondata chiamando il parroco che vogliono arrestare come supposto istigatore dei tumulti avvenuti. Nel frattempo gli abitanti di Bessica, avvertiti di quanto accadeva a Loria, si armano e corrono in aiuto dei loro vicini: si dividono in due schiere ed appiattatisi nelle macchie boscose ch'erano presso la chiesa, con alcuni colpi di fucile riescono facilmente a porre in fuga i soldati francesi, colti così all'improvviso.

La fine dell’Ottocento, l’emigrazione.Nella seconda metà del secolo XIX, l'aumento della popolazione e dei bisogni crescenti indussero alla persuasione che la terra non era in grado di provvedere alle necessità degli abitanti dei nostri paesi. Si formò quindi in molti il convincimento di cercare fuori il mezzo di sostentamento. E così ebbe inizio l'emigrazione;.l'emigrazione dei cittadini del Comune di Loria per i paesi del Sud-America iniziò, quindi, verso il 1880 e sfociò in emigrazione di massa nel periodo dal 1930 al 1936; oltre che nei paesi latino-americani (Brasile, Argentina, Uruguay) anche nei pasei nord-americani e in Australia. Una seconda grossa emigrazione si ebbe dal 1949 al 1956 verso i paesi europei, verso il Canada e l'Australia. Moltissime di queste persone ritornarono in seguito al loro paese.

Tutte le notizie sono tratte dal sito www.comunediloria.tv.it

Cominciamo allora a girare il suo territorio !Il nostro punto di partenza è strada Bassa appena usciti cioè dal corso del Muson. Andiamo dritti per circa 300 metri. All’incrocio con Via San Pio X giriamo a sinistra e alla rotonda successiva teniamo la destra. Avanti per circa 300 metri ed ecco sulla nostra sinistra la chiesa Parrocchiale di Loria.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI LORIA

La Chiesa di San Bartolomeo (1600-1777), conserva una tela di Volpato da Bassano, due angeli marmorei di Marchiori Da Caviola, una "Deposizione" attribuita al bellunese Giovan Battista Lazzarini (1711-91) e una pala del '600 di Giovan Battista Novello; il soffitto è stato affrescato da Noè Bordignon nel 1884.

Andiamo ora a vedere la bella sede municipale. Allora invertiamo la nostra rotta ripercorrendo via Chiesa sino alla rotonda ove gireremo a destra su Via Roma. Di lì a 200 metri circa sulla sinistra ecco la sede del Comune.

Municipio_Loria.jpg

Andiamo avanti, il nostro obiettivo ora è la prima frazione di Loria: Bessica!

BESSICA

Il toponimo.Il nome Bessica ha varie ipotesi di derivazione. Si tratta di un nome davvero raro ed unico per certi aspetti quanto meno rispetto ai nomi dei paesi vicini. L'Agnoletti, storico trevigiano,  fa derivare Bessica dal latino bessis (che era un'unità di misura di superficie agraria di epoca romana ). Quello che è certo è che Bessica è di orgine romanica. Ritrovamenti archeologici precisi ne sono a testimonianza come per es. una villa romana sotto l'attuale parrocchiale, vari sepolcri romani e monete traianee nonché i resti della antica centuriazione romana ancora molto ben visibili nella parte est del paese. La centuriazione di questo territorio avvenne dopo la costruzione della Via Aurelia, (75a.c). Questa via era il cardine massimo della centuriazione che arrivava fino a Padova. Per incentivare la produzione agricola e l'insediamento del territorio, queste "nuove terre" venivano di solito date a chi aveva concluso il servizio nell'esercito romano. 

I principali ritrovamenti sono datati all'epoca di Traiano (imperatore dal 98-117 d.c.). Dopo le ultime grandi conquiste (La Dacia, attuale Romania-Bulgaria), con buona probabilità queste terre vennero date proprio a ex soldati che da laggiù provenivano; in quell'epoca la maggior parte delle truppe imperiali proveniva dalle provincie; in questo caso era la popolazione dei "Bessi o Bessoi". Addirittura si parla di una lingua bessica e di  una "Biblia Bessica", una bibbia scritta appunto in quella lingua, bibbia che si conserva tuttora nella British Library a Londra e in parte nel monastero di S.Caterina in Egitto. Ma ci sono altre derivazioni più povere del nome che la fanno semplicisticamente derivare dalla pianta "bessolara", ma non sono credibili. Altra prova dell'antichità romana di Bessica è proprio la presenza della Pieve. Si deve qui ricordare che la Pieve cristiana nasce come organizzazione territoriale della campagna dopo la cristianizzazione dell'epoca romana. Al lento e drammatico crollo statale e demografico dell'epoca romana, probabilmente Bessica resistette come piccola comunità agricola e cristiana. La Pieve di S.Giovanni Battista ne è testimonianza evidente e la chiesa divenne pian piano anche organizzazione statale e civile (si amministrava anche un minimo di giustizia). Era l'epoca delle Pievi Cristiane.

Un po’ di storia

La citazione più antica di Bessica è documentata per la prima volta in una bolla papale del 3 maggio 1152 dove il Papa Eugenio III indicava al vescovo Bonifacio di Treviso quali fossero i territori di sua competenza giurisdizionale e citava "la pieve di Bessica con le sue pertinenze". Le "pertinenze" indicavano il territorio della pieve, una Pieve estesa ed importante. La Pieve di Bessica la troviamo nel 1223 come possedimento di Ezzelino II il monaco il quale la cedette a suo figlio Alberico. Dopo l'eccidio di Ezzelino e la sua famiglia nel 1260, la pieve e tutti i beni di Ezzelino passarono al libero Comune di Treviso. Tra di essi si cita la famiglia "da Bessega" come importante e una delle prime fondatrici della "nuova" Castelfranco. Nel 1300 troviamo come "uomini d'arme" Domenico Cechetti e Martino Oderigo da Bessega. Il 18 aprile 1339 Francesco Dandolo Doge assega Bessica alla Podesteria di Castelfranco veneto. E proprio Castelfranco segna la fine dell'epoca delle Pievi nel nostro territorio locale. Infatti la decisione del Comune di Treviso nel 1195 di costruire ex novo il castello di Castelfranco (per presidiare il territorio contro Padova e Vicenza) e di dare esenzione fiscale a chi la si insediava (castel-franco) sconvolse l'antico ordinamento territoriale delle Pievi. Se prima di Castelfranco le Pievi erano centro importante di territorio, con amministrazione della giustizia, mercato locale, centro viario, dopo invece, la nuova città diventa centro di attrazione. Tutte le vie portano a Castelfranco, tutti i mercati locali si portano a Castelfranco. Nel 1339 sotto Venezia nasce la Podesteria di Castelfranco come nuova espressione territoriale della Serenissima e del suo dominio. E Bessica? Si trova da un centro importante a un margine. Terra di confine tra la podesteria di Castelfranco e di Bassano. Inizia un declino storico che mai si arrestò. La popolazione di Bessica tentò di arginare la storia, aggrappandosi con tenacia all'unica espressione di identità rimasta, la Pieve. In questo contesto si inseriscono i 500 anni di liti con il paese di Loria. La fine della Repubblica Serenissima non cambiò questo destino. Infatti con la nascita del Comune di Loria nel 1807 Bessica fu accorpata al comune di Loria, insieme a Spineda e Ramon e Castione e il municipio si decise di edificarlo a Loria perché più vicina a Castelfranco e più centrale. E per finire, in seguito alle famose liti, nell'agosto del 1813, il vescovo Marin divise la Pieve in tre parrocchie distinte: Bessica, Loria e Spineda con tre territori distinti e tre arcipreti autonomi. Era la fine di un'epoca.

Procediamo ancora un po' e sulla nostra sinistra ecco la chiesa parrochiale di Bessica di Loria

 

Chiesa Pievana Arcipretale

La posa della prima pietra dell'attuale chiesa, risale al 5 giugno 1768. È documentata e certa l’opera dell'architetto Giovanni Miazzi, su principi e ispirazione del ben noto Francesco Maria Preti di Castelfranco (e sui suoi principi di architettura legati ai rapporti armonici musicali. Si può infatti ben dire che è un grande e armonioso gioiello musicale-architettonico). Si sa bene infatti come il Miazzi fosse collaboratore del Preti e suo particolare disegnatore quando questi col passare degli anni divenne cieco. È da sempre dedicata a San Giovanni Battista , e l'opera fu lunga e travagliata, sia per la povertà del paese, sia per l'imponenza della costruzione (una delle maggiori del tempo), sia per le vicissitudini storiche che avvennero negli anni della costruzione, ovvero la fine della Repubblica Serenissima, le travagliate vicende Napoleoniche, le razzie di guerra e molto altro. Arrivati a coprirla ma completamente grezza all'interno e senza facciata all'esterno fu benedetta nel 1805 e da quella data si inizio' a dir messa. Nel 1833 la visita del vescovo Sebastiano Soldati, dà impulso al completamento dell'interno della chiesa, che sarà terminata il 9 febbraio 1844. La volta slanciata è decorata con un affresco, di oltre 60 metri quadrati, realizzato da Sebastiano Santi nell'aprile del 1843 e che rappresenta la gloria di San Giovanni Battista.

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Il campanile: un’opera imponente! Il campanile, finito nel 1876, è alto ben 72 metri e supera in altezza quello delle chiese vicine ed è il terzo più alto del Veneto. Fu eseguito a spese degli abitanti ed è stato risanato e ristrutturato integralmente nel 1996.La torre campanaria è di stile ottocentesco, ad imitazione del romanico. Nel 1877 vennero installate le campane.

La Chiesa Pievana nonostante la divisione del 1813 del suo antico territorio in tre parrocchie distinte e autonome mantiene il titolo di Pieve e il parroco la nomina di Pievano Arciprete.

Procediamo allora con le nostre pedalate. La prossima destinazione è Castione. Lasciamo la chiesa e procediamo dritti per altri 50 metri e poi subito a sinistra in Via Cantoni di Sotto. Facciamo 500 metri e poi teniamo la destra. Avanti altri 100 metri circa , altro splendido capitello votivo dedicato a Maria e giù a sinistra.

CAPITELLO A MARIA

Siamo ora in Via Fontana Maria, luogo di vivai e serre. Facciamo altri 700 metri e alla rotonda teniamo la destra. Facciamo ancora 800 metri sino ad arrivare allo splendido capitello di San Martino. Lì giriamo a sinistra e dirigiamoci in via Bissa, immagino via fatta di curve, una “ bissa” che si dimena presumo. Facciamo 800 metri e poi un cambio di direzione netta a destra. 

CAPITELLO DI SAN MARTINO.PNG

Altri 150 metri e poi a sinistra, altri 150 a destra e poi subito a sinistra. Ora la via si chiama Via del Pozzo. Procediamoa  zig zag per 750 metri circa, sino ad uscire su Via Campagna. Altri 300 metri sullo sterrato e poi ad un evidente cambio di direzione noi teniamo la sinistra ( siamo in Via Moresca). Procediamo a zig zag per altri 500 metri circa sino ad uscire su Via Sant’Antonio. Alla nostra destra ancora una volta un bel capitello. Giriamo a sinistra su Via Sant’Antonio e procediamo sulla strada ora più ampia per circa 500 metri, sfruttiamo la ciclabile sulla nostra sinistra e dopo circa 800 metri eccoci finalmente giunti a Castione.

CASTIONE  DI  LORIA

Il toponimo e un po’ di Storia

Il nome deriva dal termine latino castrum, diventato poi castellum, a causa della presenza di postazioni difensive di età romana. Conosciuto sotto il nome di Castrum Leonis, divenuto dopo il 1100 Castillionum e Castiglonum. Infatti  a Castione sorgeva un castello, che apparteneva ad un nobile casato di Treviso che si diceva De Castillioni. Nel 1222 Castion è nominato tra i villaggi di proprietà di Romano d'Ezzelino. In origine faceva parte della pieve di Castello di Godego e chiesa campestre di Ramon fino al 1641.

Dopo aver ammirata questo tranquillissimo “ borgo” ecco comparire sulla nostra sinistra la parrocchiale.

PARROCCHIALE CASTION

Procediamo qualche metro e sempre sulla sinistra una strana merlatura che anticipa la presenza di una villa. 

MERLATURA

VILLA CIVRAN

La villa Civran fu costruita nel XVII secolo dalla famiglia veneziana Civran. È un edificio a tre piani con una grande barchessa e un bel parco. A est c'è una torre con merlatura guelfa.Quando fu costruita era amministrata dal comune di Bessega, dal 1815 al 1866 da quello di Loria, dal 1867 al 1887 da quello di Castello di Godego e infine tornò al comune di Loria. Ora è un centro religioso dei Padri Missionari.

VILLA CIVRAN

Andiamo un po’ più avanti per altri 250 metri circa e giriamo a sinistra su via Villa. Altri 100 metri e di seguito la via assume il nome di via Ca’ Leoncino. Procediamo per circa 900 metri sino alla rotonda ove giriamo a sinistra. Siamo ora in Via XXIX Aprile. A sinistra quindi. Facciamo circa 700 metri e poi subito dopo un passaggio a livello giriamo a destra per entrare in Via Brentelle. Andiamo avanti per circa 350 metri e quindi all’altezza di un altro bel capitello noi giriamo a sinistra in direzione nord in Via Pighenzo.Procediamo un po’ a zig zag per altri 600 metri circa sino ad uscire su Via della Croce. Facciamo altri 1,2 km e siamo a Ramon. 

 

Ramon, per me è una vera sorpresa, così piccola e così carica di belle ville, chiese ecc.

RAMON DI LORIA

Indicata nei documenti antichi come “Ramonum”, è ricordata per la prima volta in un testamento del 1190 come bene appartenente al Conte di Camposampiero. Tuttavia l'origine appare più antica, risalendo al VI secolo come insediamento longobardo; una prima cappella, consacrata nel 1157, faceva parte della pieve di Castello di Godego ed era già allora dedicata a San Pancrazio e San Giorgio. Nei dintorni esiste anche una località denominata Ramon Campagna con circa 554 abitanti. La prima cosa che incontriamo sulla strada è la parrocchiale, quella di San Pancrazio.

PARROCCHIALE DI RAMON

... E lì accanto l'asilo con "San Francesco

 

ASILO DI SAN FRANCESCO

Poco oltre l'oratorio dedicato alla Madonna della Salute!

MADONNA DELLA SALUTE RAMON

Sulla strada che porta da Loria a Bessica, via Baroni, andiamo ora a “ recuperare” una bella ed antica villa: Villa Baroni. Lasciamo il Municipio e dirigiamoci a nord su via Roma per 250 metri circa. Giunti alla rotonda teniamo la sinistra ed entriamo in Via Volon. Percorriamo quindi Via Volon per circa 400 metri, e all’incrocio giriamo a destra su Via Crosera (che più avanti diventa via Chiesa). Facciamo circa 500 metri e all’incrocio giriamo a sinistra. Siamo ora in Via Baroni. Di lì a circa 1 km, sulla nostra sinistra ecco Villa Baroni.

Villa Baroni

Si tratta di una casa in stile veneto che si dice disegnata da Andrea Palladio, anche se le fonti non sono concordi. Di certo è la presenza nel catalogo delle ville venete del Mazzotti del 1957. La proprietà è oggi del Comune di Loria dopo che è stata decisa la soppressione dell'ente "opera pia Baroni", creato dopo la morte dell'ultima contessa Silvia Baroni Semitecolo. Fu il padre Alessandro, che fu anche sindaco del comune, ad acquisire l'antica villa e a ristrutturarla così come oggi. Fu però la figlia Silvia, che decise  però di donare ai  poveri di Bessica l'intera villa ammobiliata e l'intera campagna per il suo mantenimento. Il suo primo utilizzo fu appunto la creazione della prima scuola materna parrocchiale e più tardi divenne anche scuola media. Sui campi della villa oggi sorge il centro sportivo Comunale con campi di calcio, bocciofila, pista per le biciclette e sedi varie di gruppi sportivi. A luglio del 2011 sono iniziati i lavori di ristrutturazione che porteranno la villa a diventare anche un centro diurno per anziani.

VILLA BARONI.PNG

Bene teniamoci questo piccolo paradiso di tranquillità e procediamo il nostro Viaggio. E’ tempo di tornare alla “capitale”, Loria. Lo facciamo!  Siamo in via San Pancrazio e quindi alla rotonda successiva noi giriamo a sinistra. Siamo ora sulla strada provinciale numero 20 che cercheremo di abbandonare prima possile. Infatti dopo circa 500 metri, addentrandoci in una zxona industraile saremo in Via delle Fosse. Non lasciamoci ingannare da questo primo tratto così poco “ campestre”, un po’ di pazienza e dopo circa 300 metri saremo in “piena campagna” nuovamente in una strada incerta ed abbandonata. Al primo cambio di direzione noi teniamo la destra. Siamo ora in Via Cave, come potremmo facilmente notare, così per 700 metri sino ad uscire in Via Capitello ove gireremo a destra. Facciamo circa 400 metri ed ecco una rotonda in pieno centro a Loria.  Ed ecco anche un meraviglioso capitello.Qualche passo ancora ed ecco il municipio alla nostra sinistra. Siamo arrivati.

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