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DA OSPITALE A PIEVE DI CADORE

 

CARATTERISTICHE TECNICHE. Lunghezza: 16,5 km. Tempi di percorrenza : 1 ora e mezza. Dislivello: 378 metri. Pendenza media: 2,29%

“ Verso Pieve di Cadore alla ricerca di Tiziano… un bel sentiero d’asfalto percorso tutto d’un fiato in salita costante. Tracce di traffico praticamente nulle… neppure più un vago odore di pneumatici… una sola auto solitaria: ecco cosa rimane della Alemagna. “

Galleria di Immagini

Partiamo allora. La nostra tappa parte dalla Piazza di Ospitale di Cadore. Siamo in via Alemagna. Attraversiamo un paese lento, senza apparente ritmo, case vecchie, abbandono, vecchi palazzi e vecchie insegne.

OSPITALE

Percorriamo quindi via Alemagna tagliando da ovest ad est tutto il paese, percorrendo quindi circa 0,5 km. Continuiamo così sulla principale per 3,0 km circa fino ad arrivare in località Rivalgo (498 metri s.l.m.). E lo spettacolo dell’acqua qui si fa sempre più evidente!

ACQUE DI RIVALGO

Un  (1) km.. e siamo in località Rucorvo! (509 metri s.l.m.) E dopo ancora 1,2 km siamo in Località Macchietto. Dopo ancora 1,5 km in località Fontanelle. Altri 0,6 km ed ecco Sant’Anna… e la sua splendida chiesa.

SANT'ANNA

Un (1) km ancora ed eccoci in Via Regina Margherita a Perarolo,il cui centro è anticipato alla nostra sinistra dalla bella ex sede della Comunità Montana. Ancora qualche pedalata e ci siamo. 

COMUNITA' MONTANA

Ma ora lasciamo Perarolo, attraversiamo il ponte sul Boite…

PONTE SUL BOITE

E procediamo dritti in salita sulla “ mitica “ via Cavallera.

CAVALLERA

Tornanti e salita mista, cioè per alcuni tratti ripida ed altri in falso piano, alla destra della quale si aprono splendidi panorami.

CAVALLERA

All’inizio però e prima di salire decisamente … una bella occhiata alla chiesa di San Rocco.

SAN ROCCO

Cosi per 3,7 km fino a che la strada finisce su un incrocio. Siamo nei pressi della nuova Alemagna: pericolosissima in quanto qui le auto hanno tutte tanta fretta. Noi giriamo a sinistra. La percorriamo facendo grande attenzione per circa 0,5 km fino ad entrare giù alla nostra destra su Via Arcole in direzione di Sottocastello. Procediamo ancora per 1,5 km fino al successivo incrocio ove gireremo a destra. Siamo in Via Stazione. La percorriamo per circa 0,03 km e poi su a sinistra. Saliamo quindi ancora lungo i tornanti per altri 1,3 km ed ecco aprirsi davanti a noi e in tutta la sua bellezza, Pieve di Cadore. Siamo arrivati!!

PER SAPERNE DI PIU'

 

OSPITALE DI CADORE (490 metri sul livello del mare)

(Ospedal in ladino) è un comune di 330 abitanti della provincia di Belluno. Fino al 1949  la denominazione del comune era Ospitale semplicemente. Ecco allora alcune interessanti notizie direttamente tratte dal sito del Comune. Il Sito archeologico metallurgico di Paluc . In comune di Ospitale di Cadore, su una spalla glaciale a circa m 700 s.l.m., non lontano dall' abitato di Davestra, è testimoniata l'esistenza di un villaggio metallurgico altomedievale, il sito di Paluc. Le campagne di scavo promosse e finanziate dal Comune e condotte nel 1985 dalla cooperativa "Petra", sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archeologica per il Veneto, hanno portato alla luce una notevole quantità di scorie di lavorazione del ferro, mentre non sono state rinvenute tracce di minerale primario o pezzi di prodotto semilavorato. Dagli scavi sono inoltre emerse sia strutture abitative in pietra, con muri a secco, che edifici a pianta quadrata identificabili come" officine" e più in particolare come forni del tipo "a basso fuoco" per la riduzione del minerale ferroso. Il ritrovamento di ceramica pettinata ha consentito di datare il sito al 1000-1100 circa d.C. La grande quantità di scorie e il loro aspetto scarsamente metallico, quindi molto ricco in minerali silicatici rispetto a scorie di epoca più antica, dimostra come Paluch dovesse essere, intorno al 1000, uno dei centri più importanti per la produzione del ferro di tutta l'area cadorina. Resta però ancora dibattuta e incerta la questione relativa alla provenienza del minerale trattato. Il sito attende comunque di essere ulteriormente scavato e più approfonditamente indagato; nel frattempo, le scorie di fusione del ferro e la ceramica rinvenuta vengono conservati presso la scuola elementare di Ospitale di Cadore, ove possono costituire oggetto di visita. Un tracciato di strada romana Sono visibili ancora oggi alcune testimonianze della antica via romana che percorreva il Canale del Piave poco a nord dell' abitato di Ospitale, sulla sinistra del primo tornante della strada che sale in VaI Bona, a quota 600 m ca. Come per il tratto di strada romana presso Castellavazzo, anche qui si possono vedere i solchi lasciati dal passaggio dei carri.

L’Ospizio

A Ospitale, nella parte alta del paese, si trova uno degli edifici più antichi e prestigiosi dislocati lungo il Canale del Piave, sede, un tempo, destinata ad accogliere i pellegrini e i viandanti che percorrevano la valle e trovavano qui un valido ospizio. Oggi l'edificio conserva ancora la decorazione di una bifora in stile gotico, la cui presenza è documentata fin dal sec. XlV. Ecco perché si chiama Ospitale di Cadore!

PERAROLO: IL PAESE DEL LEGNO E DELLE ZATTERE  

Perarollum ha il significato di ‘pietraia’ cioè terreno  incolto  coperto da  grandi  masse  di  piccoli  mobili  sassi  ove  si  ripone  il  legname  senza pregiudizio dell’agricoltura’. Perarolo di Cadore è situato sulla direttrice di Alemagna a metà strada fra Belluno e Cortina d'Ampezzo. Posto alla confluenza del fiume Piave e del torrente Boite, trasse per secoli le sue fortune da questa sua particolare ubicazione: il commercio del legname fu per molti secoli la grande fonte di ricchezza del paese; il trasporto del materiale veniva effettuato su zattere che partivano da Perarolo alla volta di Venezia (la Repubblica di Venezia, che comprendeva allora tutto il Cadore, aveva bisogno di legname per le costruire le sue navi ); solo a quell'altezza, infatti, in particolari periodi dell'anno, il Piave poteva cominciare il suo corso di fiume navigabile. I tronchi, gettati nell'acqua a monte di Perarolo e provenienti anche dalla Carnia, dal Tirolo e perfino dalla Carinzia, giungevano alla rinfusa ai cìdoli di Sacco e di Carsiè, due chiuse artificiali che sbarravano l'alveo del Piave e del Boite. Da qui, con un sistema di "roste" (sbarramenti di palafitte) e di canali artificiali detti "rogge", venivano smistati secondo il marchio ed avviati alla lavorazione.  Lungo il Piave, da Perarolo a Longarone (scriveva nel 1875 Antonio Ronzon nel suo "Almanacco cadorino"), c'erano 132 segherie, delle quali ben 54 nel territorio di Perarolo, distribuite tra quelle di Sacco, Bianchino, Perarolo, Ansogne, Carolto e Venago.  Le 132 segherie (scrive sempre il Ronzon) lavoravano "dai tre ai quattro milioni di assi all'anno, i quali andavano a formare circa 3200 zattere...... lunghe 22 metri circa e larghe 5". Due segherie di Ansogne erano di proprietà di Tiziano Vecellio, il sommo pittore che con Perarolo non ebbe solo relazioni d'affari: nel 1525 (scrive in un suo libro G. Ludwing) Tiziano sposò Cecilia, figlia del "quondam ser Alo de maistro Jacomo, barbier della villa de Perarol de Cadore", che ritrasse, bellissima, in alcuni celebri dipinti, tra i quali la "Madonna del coniglio" del Louvre.  Fra gli ospiti illustri della fine dell'800, il Cadore annovera anche il grande poeta Giosuè Carducci che nell'Ode "Cadore" così scrisse: "...... il carrettiere per le precipiti vie tre cavalli regge ad un carico di pino da lungi odorante, e al Cidolo ferve Perarolo, e tra le nebbie fumanti ai vertici tuona la caccia..." vv. 137-142.  Nel secolo scorso Perarolo raggiunse il suo massimo sviluppo economico ed acquisì un enorme prestigio che culminò quando Luigia Lazzaris (1819-1907), sposa del senatore Girolamo Costantini, ospitò per due anni consecutivi nel suo palazzo la Regina Margherita di Savoia, allora trentenne, con il figlio Vittorio Emanuele di 12 anni. Una lapide di pietra sulla facciata del palazzo ne ricorda il primo soggiorno: "Margherita di Savoia Regina d'Italia e Vittorio Emanuele Principe di Napoli qui soggiornarono dal dì 8 agosto al dì 8 settembre 1881". L'anno successivo la Regina tornò a Perarolo dal 10 agosto all' 8 settembre.  La lavorazione ed il commercio del legname che per lunghissimo tempo avevano dato prosperità e rinomanza al paese, perdettero la loro funzione dopo la costruzione della ferrovia (il primo treno giunse a Perarolo l'8 giugno 1913) e con il diffondersi del trasporto delle merci su strada; lentamente le falegnamerie si trasferirono verso i centri di produzione.  Iniziò così per Perarolo un lento decadimento ed un lungo periodo di transizione alla ricerca di nuovi sbocchi occupazionali. 

Il Museo del cìdolo e del legname: è stato fondato nel 2005 per avvalorare l'importante storia economica di Perarolo. Centrale nell'organizzazione del museo è, appunto, il vecchio cìdolo di località Sacco (smantellato nel secondo XX secolo): tale tipo di struttura, presente solo nel Cadore, faceva da barriera ai tronchi che scendevano per via fluviale, senza impedire però il passaggio regolare delle acque e permettendo di rifornire le numerose segherie vicine con regolarità.

I cidoli del Cadore : I Cìdoli caratterizzano la tecnica di fluitazione del legname adottata in Cadore rispetto ad altre zone non trovando analogia con altri manufatti realizzati per il medesimo scopo: trattenere in un punto preciso di un fiume le taglie fluitate. La voce, secondo il prof. Pellegrini, significherebbe “carrucola” e deriverebbe dal greco gyros che, passando per il tardo latino gyrulus produce il friulano cìdule nel significato, appunto, di carrucola. Era infatti probabilmente tramite una carrucola, più tardi sostituita da un argano, che venivano comandati i bordonali - grossi pali di legno di larice – che, posti verticalmente, permettevano lo sbarramento del legname. Il Cìdolo di Perarolo di Cadore fu il più importante e venne eretto, su approvazione del Consiglio della Comunità di Cadore (1668, novembre 13) per interessamento del mercante Osvaldo Matteo Zuliani. Il manufatto aveva il compito anche di fungere da ponte per la strada che conduceva a Caralte, antico punto di accesso al paese. Dall’epoca di costruzione rimase attivo fino alla prima metà del sec. XX, pur con alcune difficoltà di manutenzione imposte dalla forza delle acque che, a volte, lo danneggiò (1708, 1749). Venuto a mancare il commercio del legname rimase inutilizzato fino al suo smantellamento per opera della S.A.D.E. nel 1947, nel quadro dei lavori per la realizzazione dell’opera idroelettrica Piave-Boite-Vajont, nonostante l’opposizione della Prefettura e della Soprintendenza e la promessa di riassemblare i pezzi a lavori conclusi. O mio Dio ! La S.A.D.E. quella del Vajont!

LA STRADA CAVALLERA

Cavallera è il nome comunemente dato al tracciato storico della strada statale 51 di Alemagna dismesso il 16 novembre 1985 con l'inaugurazione della variante costituita dal ponte Cadore e dalla galleria Col di Caralte, il quale la bypassano. La Cavallera è ufficialmente chiusa e viene utilizzata solo in casi di emergenza. Essa parte dal centro abitato di Perarolo di Cadore e termina in comune di Pieve di Cadore, in prossimità del ponte Cadore, ed è nota per la sua carreggiata stretta e per il suo percorso tortuoso con la presenza di tornanti.

LA CHIESA DI DAN ROCCO 

La chiesa di San Rocco è importante in quanto luogo tizianesco, dove operò Francesco Vecellio, fratello maggiore di Tiziano. Qui infatti egli lascia la pala (ad egli attribuita) rappresentante Madonna con Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano, della prima metà del XVI secolo

SOTTOCASTELLO    E' una frazione di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno. Il toponimo si riferisce alla rocca che lo sovrastava, sulla cima del monte Ricco. Il paese, nel cuore del Cadore, sorge appena a sud del capoluogo, ai piedi del monte Ricco (modesto rilievo di 953 m) e sulla riva del Lago di Centro Cadore, in prossimità della diga. Dall'abitato si scorgono il picco di Roda (2.229 m), il monte Cridola (2.580 m), il col di Croce (1.829 m) e altri rilievi posti al confine con il Friuli-Venezia Giulia. Degna di nota è la chiesa di San Lorenzo: l'edificio, tardogotico del 1682, fu restaurato nel 1795; conserva dei lampadari in argento veneziano, il pavimento in pietra di Castellavazzo e un crocifisso ligneo; la torre campanaria risale al 1666. Da ricordare anche la chiesa di Sant'Antonio: edificata nel 1854, conserva una pala d'altare del Vicari. Sui monti Ricco e Castello si trovano ancora due forti risalenti alla fine dell'Ottocento che, con altre opere simili, costituivano il complesso difensivo detto ridotto Cadorino. Trovandosi però a notevole distanza dal fronte della Grande Guerra, queste installazioni rimasero praticamente inutilizzate anche quando, dopo la rotta di Caporetto, passarono in mano austriaca. Per Sottocastello passa la pista ciclabile che collega Calalzo a Cortina d'Ampezzo, realizzata sulla sede dell'ex ferrovia delle Dolomiti.

SOTTOCASTELLO
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