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 DA MUSESTRE A PORTEGRANDI

 

CARATTERISTICHE DEL PERCORSO:

Lunghezza:  22 km

Periodo: tutto l’anno

Difficoltà: facile

Tempo di percorrenza: 1 ora e mezza

 

La sensazione più forte che si ha attraversando il tratto che ora faremo è senz’altro quella della “assenza”. L’assenza degli alberi. Il tratto che percorreremo infatti, fatta eccezione per la zona dell’oasi delle Trepalade, ove la vegetazione che ci ripara ancora domina, si caratterizza per essere “scoperto”, alla luce del sole, per certi aspetti anche troppo sole. E’ un tratto paradossalmente difficile: nel senso che la traccia così sicura e così simile ad una strada asfaltata, rischia di imporre un passo a volte troppo veloce che, associato al sole che picchia forte, rischia di diventare, se pur breve, appunto paradossalmente difficile. Un consiglio: affrontatelo con calma. Qui il Sile è davvero imponente e per certi tratti sembra quasi un anticipo di mare.

GALLERIA DI IMMAGINI

Il punto di partenza è collocato esattamente sul lato ovest della chiesa di Musestre.

PARROCCHIALE MUSESTRE

Qui andiamo dritti attraversando la strada. Procediamo per circa 0,5 km e quindi giriamo a sinistra percorrendo una stradina sterrata che ci guiderà dritti alla chiesetta della Beata Vergine della Salute. 

LA CHIESETTA DELLA BEATA VERGINE DELLA SALUTE A MUSESTRE

 

La devozione mariana che c'è attorno a questa chiesetta è facilmente spiegabile. E' situata a duecento metri dal luogo dove il fiume Musestre si riversa nel fiume Sile lambendone la riva e creando così un ambiente davvero suggestivo. Il colera del 1836 toccò i territori del roncadese, e creò panico e disperazione;  fu facile per la gente semplice di questi luoghi riversare la propria devota preghiera alla Madonna. Si ricorda questa data, solo per il fatto che l'attuale Oratorio della B.Vergine della Salute fu restaurato in occasione della grazia ricevuta in quell'anno, ma la devozione a Maria c'era anche prima e ne è testimone il fatto che nella Chiesa parrocchiale erano addirittura due gli altari dedicati alla Vergine. Presente già nelle cartografie del sedicesimo secolo veniva  ricordata con l'appellativo di "Chiesetta della Colombina" perché, secondo la  tradizione orale, vi si trovava raffigurata oltre alla Vergine, lo Spirito Santo rappresentato con le sembianze di una colomba, secondo una delle iconografie classiche. L'attuale chiesetta non è nient’altro che la risistemazione, ampliata e abbellita proprio di quella chiesetta che il proprietario Gian Battista Radaelli, decise di donare alla Parrocchia di Musestre. L'allora Parroco, don Giuseppe Gonzo, stimandola luogo idoneo e confacente allo scopo, mentre si susseguivano i casi di contaminazione al colera, aveva organizzato, in tre domeniche consecutive, una solenne processione dalla Chiesa parrocchiale a quella stessa Chiesetta. Una volta ottenuta la grazia della completa guarigione delle persone colpite dal colera, alla fine dell'epidemia, ottenne dal Vescovo di allora, di poter risistemare la Chiesetta, abbellendola e ampliandola, e da quel momento divenne per tutti l'Oratorio della Beata Vergine della Salute. A questo fatto prodigioso, che è all'origine della Solenne processione che a tutt'oggi si compie nella quarta domenica dopo Pentecoste, se ne aggiunsero ben presto degli altri. Ciò che certificò, nell’immaginario collettivo, la convinzione che in questo luogo si poteva avere la grazia, a favore della salute non solo spirituale ma anche fisica, fu la guarigione di uno storpio, che ottenuta la completa guarigione, lasciò lì, a testimonianza futura, la sua stampella. Parallelamente si diffuse la tradizione di affidare alla statua qualche monile prezioso, ogni qual volta si fosse ottenuta la grazia richiesta e questo con il tempo fece nascere la necessità di una teca con i cosiddetti "ori della Vergine".

MADONNA DELLA SALUTE

Assaporata la serenità e la magia di questo luogo incantato, invertiamo la nostra marcia e torniamo indietro. Giriamo a destra e dirigiamoci verso il grande ponte “del confine”. Una volta attraversato il ponte saremo in una nuova provincia, quella di Venezia, nel territorio di quarto d’Altino. Giriamo a sinistra, attraversiamo il ponte e poco oltre la  fine dello stesso giù subito a sinistra. Stiamo entrando a Quarto.

QUARTO D’ALTINO

Il territorio è attraversato dal tratto finale del fiume Sile che si biforca in corrispondenza della frazione di Portegrandi: un cortissimo ramo, che segue il corso originale, è collegato alla laguna veneta per mezzo di una chiusa (è il canale Silone) mentre il ramo principale prosegue per Jesolo lungo il canale scavato all'epoca della Serenissima (il cosiddetto Taglio del Sile). Questa zona, affacciata alla laguna e un tempo prevalentemente paludosa, è stata bonificata a partire dal XV secolo, anche se le opere più radicali si sono avute tra il XIX e il XX secolo. Qui la presenza di alcuni siti di interesse ambientale, paesaggistico e storico: la zona archeologica di Altino, il Parco naturale regionale del Fiume Sile, l'oasi naturalistica di Trepalade e la Laguna Veneta .La storia del comune è intimamente legata alla città di Altino, antico insediamento paleoveneto e poi municipium romano. Notevole porto commerciale sulle rive della laguna, Altino decadde in seguito alle distruzioni dei barbari e al mutare delle condizioni ambientali, che determinarono l'impaludamento della zona. La popolazione si trasferì nell'estuario fondando un primo embrione della futura Venezia e altri importanti insediamenti come Torcello, Murano, Burano. Nel frattempo, forse in epoca longobarda, si era sviluppata all'estremità occidentale del territorio una piccola borgata attorno ad una cappella intitolata a San Michele Arcangelo; la dicitura "del Quarto" fu aggiunto in quanto il paese distava quattro miglia romane dall'antica Altino. Il villaggio dipendeva dalla diocesi di Torcello sin dal 1177. La zona orientale del territorio rimase impaludata sino al XV secolo, quando la Serenissima cominciò l'imponente opera di bonifica e ripopolamento che si protrasse sino all'inizio del Novecento. La caduta di Venezia (1797) vide l'istituzione dei comuni di San Michele del Quarto e di Trepalade (quest'ultimo assorbito dal primo con l'istituzione del regno Lombardo-Veneto). Tra l'Otto e il Novecento il centro vitale del comune si spostò più ad est, dove si trova tutt'ora. Questa zona era già molto popolata grazie alle bonifiche, ma lo sviluppo urbano fu favorito anche dal passaggio della ferrovia Venezia-Trieste e dalla costruzione del ponte sul Sile. 

PARROCCHIALE DI QUARTO D'ALTINO.jpg

Tenendo la direzione est, con la chiesa quindi alle spalle, passiamo ora a ridosso di un'area sportiva, usciamo sulla strada e la attraversiamo. Poco oltre entriamo a sinistra seguendo via Claudia Augusta Altinate.  che percorreremo per 2,3 km in mezzo alla campagna aperta di Quarto D’Altino.

CLAUDIA AUGUSTA ALTINATE

Alla fine della strada teniamo la destra sullo sterrato. Giungiamo quindi  poco oltre a ridosso del fiume Zero. Inizia da qui un tratto davvero affascinante e ottimamente strutturato sul lato sinistro del fiume Zero, davvero imponente da queste parti e ricco di suggestioni. Da segnalare in particolare la bellezza delle staccionate di legno poste su entrambi i lati dell’argine. 

ZERO

Costeggiamo l’argine così per quasi 5 km sino a scendere dall’argine. Avanti ancora 1, 5 km e ci siamo. Siamo nell’area archeologica di Altino.

Il Museo Archeologico Nazionale di Altino

Il Museo Archeologico Nazionale di Altino fu inaugurato il 29 Maggio del 1960. Concepito come piccolo antiquarium, era composto unicamente di due sale di esposizione e di un magazzino, allora più che sufficienti a custodire il materiale raccolto. La nascita del museo segnò l’inizio di campagne sistematiche di scavo che da allora in poi proseguirono, quasi ininterrottamente, ad opera della Soprintendenza Archeologica. Dal 1966 ad oggi sono stati esplorati, con cadenza pressoché annuale, ampi tratti, estesi anche per chilometri, delle necropoli della Via Annia, della via per Oderzo e della strada extraurbana di raccordo con quest’ultima. Questi scavi hanno portato al rinvenimento di più di 2.000 corredi tombali, di numerosissimi monumenti funerari ed all’acquisizione di un bagaglio pressoché unico di informazioni relative alla cultura funeraria romana. Quando il Museo venne inaugurato vi erano custoditi meno di mille oggetti, mentre ora la consistenza del materiale ammonta complessivamente a circa quarantamila pezzi. La particolarità che contraddistingue il Museo Archeologico Nazionale di Altino dagli altri Musei Archeologici Nazionali del Veneto è il rapporto diretto con la vastissima area archeologica circostante, nel cuore della quale il museo stesso venne costruito alla fine degli anni ’50. 

Ma continuiamo il nostro viaggio. Usciti dall’area archeologica teniamo la sinistra. Siamo su via Eliodoro e il nostro nuovo obiettivo è una bella oasi, quella di Trepalade. Percorriamo questa via per circa 0,4 km e alla nostra sinistra ecco l’antico abitato di Altino, con la sua chiesa. Procediamo ancora per altri 1,6 km ed eccoci all’uscita sulla provinciale ove gireremo a sinistra ( siamo in località Trepalade).Procediamo su Via Marconi per 1,8 km e alla nostra destra ecco l’ingresso sull’argine del fiume. Raggiungeremo l'oasi dopo circa  1 km di pedalate. 

OASI DELLE TREPALADE

L'Oasi Naturalistica di Trepalade, dotata di centro servizi accessibile anche ai diversamente abili, situata lungo il fiume Sile, è aperta e visitabile tutto l’anno. Grazie alla presenza del fiume il Sile e alla sua vegetazione ripariale, un pioppeto con sottobosco spontaneo, il canneto, le valleselle, tutto questo ha contribuito a creare un piccolo ma importante ambiente tipico dove piccoli mammiferi, rettili, anfibi e uccelli ormai scomparsi nelle zone limitrofe vivono e si riproducono nella più completa protezione. Infatti al riparo di canneti, piante autoctone e siepi, vivono indisturbati uccelli, insetti, rettili, anfibi, minacciati di estinzione. Grazie alla sua posizione in fregio al fiume Sile è soggetto al vincolo dei Beni Ambientali e quindi non ha subito alcuna modifica o interventi distruttivi da parte dell'uomo. La vegetazione è così potuta crescere spontanea e rigogliosa ricoprendo di verde le sponde del laghetto e trasformando quel luogo in uno degli ultimi lembi rimasti della campagna veneta di un tempo quando il flagello della coltura intensiva ancora non esisteva.

TREPALADE

Riprendiamo ora il tratto principale del fiume.

VERSO PORTEGRANDI
Qui, dopo 6,8 km circa si giunge alla fine del nostro percorso posto in località Portegrandi . Siamo scesi dall'argine del fiume. Attraversiamo  ora la strada e proseguiamo sotto ad un sottopasso, teniamo la sinistra e poco oltre la destra riprendendo ora l'argine destro del fiume. Poco oltre eccoci alla Conca di Portegrandi, la conclusione della nostra tappa.
CONCA DI PORTEGRANDI
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