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LA PIAVE DA BUSCHE A TRICHIANA

Caratteristiche tecniche - lunghezza 20,5 km - tempi di percorrenza 1 ora e mezza circa

GALLERIA DI IMMAGINI

La partenza di questo viaggio ha luogo da Busche, esattamente dal piazzale antistante la famosa latteria posta sulla S.S. n. 50.

BUSCHE CENTRO

BUSCHE  E’ una frazione del comune di Cesiomaggiore. Si trova nel versante meridionale del comune presso il Piave.  Fino al secolo scorso abitato da poche famiglie ora, grazie alla sua posizione sulla Statale del Grappa, ospita diverse imprese commerciali e numerosi abitanti. Conosciuta è l'industria lattiero-casearia Lattebusche tra le più importanti del Veneto. Il centro è interessato ad ovest da un recente fenomeno di espansione abitativa, con investimenti pubblici comunali e privati, da cui i miglioramenti alla viabilità, un nuovo centro commerciale e la nuova chiesa di San Giovanni Battista. Presso Busche si trova pure l'omonimo lago artificiale che raccoglie le acque del Piave per inviarle alla centrale idroelettrica di Quero e verso i canali di irrigazione della pianura. L'area del lago è una 'zona umida' di interesse naturalistico.

Andiamo ora in direzione ovest verso Feltre e dopo pochi metri scendiamo a sinistra in discesa. Teniamo la sinistra e andiamo avanti per circa 50 metri e quindi a destra sulla ciclabile che corre sopra la diga. 

LO SBARRAMENTO DI BUSCHE
IL PIAVE DALLO SBARRAMENTO DI BUSCHE

 Fatti circa 600 metri attraversiamo la principale e ci  rechiamo dritti in via Cesana. Poco oltre siamo in centro a Cesana.

CESANA  E LA SUA ANTICA CONTEA. La frazione di Cesana di Lentiai sorge al posto del castello che fu la sede dell'antica "Contea di Cesana". La contea corrispondeva all'attuale comune di Lentiai e si estendeva quindi sul versante meridionale della Valbelluna, alla sinistra del Piave. Diversamente da oggi, Cesana non era considerata parte del Bellunese ma del Trevigiano; in effetti, dal punto di vista ecclesiastico ricadeva (come tutt'oggi, del resto) nella diocesi di Ceneda. Capoluogo della giurisdizione era Cesana, una piccola borgata sulla riva del Piave. Qui si trovavano il castello, dimora del feudatari (danneggiato durante la Grande Guerra e demolito nel 1921), e l'annesso palazzo Pretorio (XVI-XVII secolo), sede del vicario che amministrava il territorio a nome del conte. Il centro principale dal punto di vista demografico, economico ed ecclesiastico era però Lentiai. Cesana, localizzata presso un guado sul Piave, ebbe importanza strategica sin dai tempi più antichi. Va forse datata all'VIII secolo l'edificazione di un primo fortilizio a difesa di un ponte o, più probabilmente, di un traghetto. Cesana venne elevata a contea poco prima dell'anno Mille, nello stesso momento in cui Ottone II creava la diocesi di Feltre a contea (973).  Inizialmente assegnata a una famiglia della nobiltà locale detta, non a caso, da Cesana, nel 1159 Federico Barbarossa la concesse al vescovo di Feltre Adamo. Erano gli anni della lotta per le investiture e degli scontri fra guelfi e ghibellini e Adamo si era schierato nelle file di questi ultimi, aderendo al partito imperiale. Al fine di ottenere il suo intervento armato contro la fazione guelfa, nel 1170 il prelato chiamò a Feltre Guglielmino Tempesta, membro di una potente famiglia trevigiana, e lo investì del feudo. Ma nel 1173 la morte di Adamo e l'ascesa di Drudo da Camino, esponente di un'altra potente famiglia di parte guelfa che deteneva i feudi circostanti (Zumelle, Serravalle, Valmareno), ribaltò la situazione: probabilmente spinto dalle pressioni ricevute dai Caminesi, Guglielmino cedette, al prezzo di 1320 libre, il feudo di Cesana ai tre fratelli Gabriele, Albertino e Satillo da Zumelle. Da questi discesero i tre rami - dal Colle, Vergerio, de Mozzi - della nuova famiglia dei conti di Cesana che detennero il feudo sino alla sua soppressione. Sul finire del medioevo la contea seguì le sorti dell'entroterra ed entrò nell'orbita della Repubblica di Venezia mantenendo, almeno formalmente, la propria indipendenza. Con decreto napoleonico del 29 aprile 1806 il feudo fu soppresso.

CESANA

Fatti circa 100 metri su via Cesana, sulla sinistra ecco la chiesa di San Bernardo Abate.

CHIESA DI SAN BERNARDO ABATE

 

La chiesetta di San Bernardo, collocata all’interno del borgo di Cesana, è stata recentemente oggetto di un bel restauro che ne ha donato nuovo splendore. Risalente alla seconda metà del XIII secolo, composta da navata unica e successivamente ampliata nel volume complessivo, essa risulta finemente affrescata negli interni. I diversi cicli affrescati fanno riferimento a periodi storico-artistici differenti, e per ciò di notevole importanza. Durante le operazioni di restauro degli esterni inoltre è emersa un’antica raffigurazione dello stemma dei conti di Cesana, signori del feudo dal XII secolo fino all’età napoleonica, di cui la chiesa era la cappella palatina all’interno del borgo e del castello da cui era possibile controllare il traffico fluviale di legname e minerali verso Venezia.

SAN BERNARDO A CESANA

Proseguiamo ora per circa 100 metri e prendiamo il vicolo che scende sulla nostra sinistra.

VICOLO A CESANA

Sterrato in piano e in stagione, dal colore verdissimo. Siamo vicini al Piave, fiume che scorre sulla nostra sinistra. Ne intravediamo i colori, ne percepiamo i suoni, ma non lo vediamo! Procediamo così per altri 400 metri sino al bivio illustrato nella foto che segue, ove noi terremo la destra. 

VERSO DESTRA

Risaliamo ora per altri 250 metri sino a uscire in via Molino. Lì teniamo la destra e pedaliamo per altri 250 metri. Ora giriamo a sinistra su via 250 metri circa sino a vedere sulla nostra destra, tra le case, una stradina sterrata.

STRADINA A VILLAPIANA

Siamo a Villapiana! Attraversiamo ora la provinciale e procediamo dritti su via delle Laste per 150 metri. Giriamo ora a sinistra. Procediamo per 700 metri e usciamo sulla statale.

 

SULLA STRADA DI VILLAPIANA

Ora proseguiamo per altri 200 metri, superiamo la rotonda e fatti altri 50 metri giriamo a sinistra in via Antonio Guzzo. Seguiamo via Guzzo sempre tenendo la principale in direzione nord e quindi svoltando a destra e costeggiando per un tratto la statale e quindi ritornando poi verso in alto in direzione sud. Abbiamo pedalato per altri 1,5 km. Siamo in via Garibaldi e quindi a Lentiai.

 

LENTIAI  ( L’EX CESANA ) .  L’attuale toponimo gli è stato conferito nel 1866 quando, in seguito all’annessione del veneto al Regno d’Italia, nacque anche questo comune con la denominazione odierna. Precedentemente a tale data il nome era quello di Cesana e così viene riportato nei documenti e nelle testimonianze precedenti al 1866. L’origine di questo vecchio toponimo va riferita al nome di persona “Caesius”, forse derivante dal castello edificato nel periodo longobardo da un’omonima famiglia locale. Comune di montagna e  di origine medievale quindi! M  che mostra un sistema economico in parte agricolo e in parte industriale. La comunità dei lentiaiesi presenta un indice di vecchiaia chiaramente superiore alla media e risiede sia nel capoluogo comunale sia nelle località di Canai, Colderù, Marziai, Stabie, Villapiana-Ronchena e Molinello.La caratteristica orografica predominante è la forte differenza di quota tra un zona e l’altra, il che rende il territorio decisamente movimentato. Esso si adagia nella valle del fiume Piave in una posizione privilegiata a ridosso degli splendidi contrafforti dolomitici che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. L’abitato si distribuisce nella vallata e presenta suggestivi scorci panoramici soprattutto nella località di Stabie che si affaccia di fronte alle cime dell’Agordino. Accanto alle abitazioni più recenti, frutto dell’espansione edilizia, sopravvivono alcuni esempi di architettura rustica, tipica delle località dolomitiche

CORVO ROSSO A LENTIAI

LA CHIESA ARCIPRETALE DI SANTA MARIA ASSUNTA ( E IL TIZIANO )  Costruzione di limpido impianto rinascimentale innalzata alla fine del '400 e ampliata nel 1568. L'interno, elegante e maestoso, è a tre navate divise da belle arcate. Negli scomparti del magnifico soffitto a cassettoni, storie di Maria dipinte da Cesare Vecellio (1577-79), che eseguì pure gli Apostoli alle pareti della navata centrale. Nella navata d.: S. Antonio da Padova di Pietro Liberi (1662); Crocifissione di Palma il Giovane (1599-1602); Crocifisso di Francesco Frigimelica. Dietro l'altare maggiore, grandioso polittico in dieci scomparti della bottega di Tiziano, che di sua mano dipinse sicuramente la prima figura in basso a sin. (S. Tiziano); la tela centrale, con Assunta, è probabile opera di Francesco Vecellio, mal restaurata nel '700. All'altare a sin. del maggiore, Deposizione di Cesare Vecellio; nella navata sin.: Sacra conversazione dello stesso Vecellio; Battesimo di Gesù di Palma il Giovane; Madonna col Bambino e due santi di Giovanni da Mel.

SANTA MARIA ASSUNTA - LENTIAI

Usciti ora sulla principale tenendo la sinistra andiamo avanti per 350 metri: stiamo transitando sul ponte che attraversa il Torrente Rimonta.

IL TORRENTE RIMONTA    Nel comune di Lentiai , ben noto dagli appassionati di torrentismo scende dalle prealpi bellunesi per oltre 10 km il torrente Rimonta il quale erodento la roccia stratificata della Valle di Cordellon ha creato in diverse tratte stretti canyon e pure una cascata di circa 40 metri di altezza.

Superato il ponte e sulla sinistra scendiamo. Siamo a Bardies.

BARDIES (262 metri S.L.M.)   Il nome sembra legato al popolo dei Longobardi detti per aferesi 'Bardi', con l'aggiunta del suffisso latino '-iscus' o del corrispondente germanico '-isk', utilizzato per i nomi etnici

BARDIES

LA CHIESA DI S.ANTONIO    Documentata fin dal 1515, è una delle molte chiesette che si incontrano lungo la valle del Piave, testimoni di arte e di fede, tutte ricche di affreschi prevalentemente rinascimentali. Situata vicino al torrente Rimonta (si segnala un bel percorso naturalistico fino ai laghetti), nell'antichità doveva essere più piccola e più bassa ma già decorata. Dalle scalette, dietro l'altare, si scende all'antico livello del pavimento e si notano affreschi tardo medioevali (tra essi spicca per maggior ricchezza cromatica la "Madonna che allatta" sec. XV°). E' composta di una grande aula completamente decorata con le vicende della vita di S.Antonio Abate narrate in 18 riquadri: di questi, 12 sono attribuiti a Giovanni da Mel (le figure) con l'apporto del fratello Marco (la natura che fa da sfondo) dipinti negli anni 1520 -1530. Questi sono leggibili su più piani perché ciascuno narra molteplici episodi della vita del Santo; gli altri 6 , aggiunti forse in seguito all'allungamento della chiesa, sono opera di Cesare Vecellio (sigla su un riquadro C.V.P.)

BARDIES

Lasciata la chiesetta di Sant’Antonio, transitando nel bel mezzo di questo tranquillo paesetto saliamo per circa 300 metri: quindi attraversiamo la principale e andiamo dritti su via Bardies: inizia una piccola salita e più avanti la strada assumerà la denominazione di Via Corte.

VERSO CORTE

Dopo circa 1 km si giunge nell’abitato di Corte.

CORTE

CORTE

Procediamo ancora sulla principale per altri 300 metri: giunti all’incrocio andiamo a sinistra e procediamo sulla principale per altri 800 metri. Ora superiamo via San Candido e andiamo dritti superando la località di San Candido e procedendo per altri 700 metri. Teniamo ora la sinistra. Siamo sullo sterrato ora! In direzione nord, prima in discesa e poi la strada spiana. Fatti circa 1,1 km teniamo la destra in corrispondenza del punto rappresentato dall’immagine che segue.

IN MEZZO AL PIAVE

Teniamo ora la direzione est fino ad entrare dopo circa 700 metri in un’area privata; qui si lavora la ghiaia, per cui, si chiede permesso, si scende dalla bici e si prosegue oltre per altri 400 metri. Ora a destra in direzione sud ( siamo nei pressi dell’area di tiro a volo di Mel ). Circa 550 metri dopo siamo in località Nave.

 

NAVE ( 271 M. s.l.m. )

IL PIAVE A MEL
NAVE

Teniamo la sinistra, saliamo per qualche metro e andiamo a sinistra sulla principale. Fatti circa 200 metri passiamo il ponte sul torrente Terche.

IL TORRENTE TERCHE    Il Terche è un affluente di sinistra del fiume Piave. Scorre per circa 10 km. Nasce alla confluenza fra il torrente Rui ed il torrente Maor nelle vicinanze del castello di Zumelle e scorre in tutta la sua lunghezza nel territorio del comune di Mel. Sfocia nel fiume Piave nei pressi dell'abitato di Nave nel comune di Mel.

IL TERCHE

Siamo quasi nei pressi di Mel: ancora 600 metri in salita ( ci facciamo anche un bel tornantino ) e poi teniamo la sinistra. Su per altri 600 metri ed eccoci a Mel.

MEL (353 m. S.L.M.)   Mel è un comune italiano di  circa 6.000 abitanti situato in Valbelluna, sulla sponda sinistra del fiume Piave; conserva  ancora oggi uno dei più interessanti centri storici della provincia. Si trova al centro della Valbelluna, esattamente a metà strada tra Belluno e  Feltre.

Le origini del nome

Il toponimo deriva chiaramente dal vicino castello di Zumelle, a sua volta derivato dal termine gemellus "gemello" ad indicare che la fortezza si contrapponeva al vicino Castelvint.

La storia

Mel ha sicuramente una storia antichissima; le sue origini sono primitive, più precisamente paleovenete, infatti un gruppo di questi abitanti si stabilirono nella zona all'incirca nell'VIII secolo a.C. Negli anni'60 a circa un chilometro dal centro cittadino venne alla luce un loro insediamento, con una necropoli ancora ben conservata. I numerosi reperti sono conservati nel museo civico del paese. Successivamente tra il V e III secolo a.C. si stabilirono a Mel i Galli che lasciarono tracce nella toponomastica del territorio. Come tutta la vallata anche la zona zummellese entrò a far parte della storia romana e ancora oggi si possono vedere i numerosi reperti di quest'epoca conservati nel paese: lapidi, sepolcri, armi, monete e oggetti di vita quotidiana. Inoltre il territorio era attraversato dalla via Claudia Augusta Altinate, una strada decisamente importante che collegava la Pianura Padana con l'oltralpe. Con la fine dell'impero romano subentrarono i barbari. Significativa la presenza dei Longobardi che lasciarono testimonianze nei luoghi di culto come la chiesa di San Donato. Con il medioevo sorsero numerosi manieri a difesa della valle e delle vie di comunicazioni. Il più importante fu sicuramente quello di Zumelle perno principale del sistema difensivo della valle intera. In questo periodo il contado di Mel assunse importanza diventando protagonista rilevante nella scena storica della zona. Il borgo di Mel venne fortificato, al suo intero risiedeva la nobiltà con a capo la famiglia Zorzi, potente amministratrice dell'intero contado che all'epoca comprendeva anche una parte degli odierni comuni di Lentiai e Trichiana. Nell'anno 1404 il contado di Zumelle diede la sua dedizione alla Serenissima Repubblica di Venezia, causando la distruzione forzata di tutto il suo sistema difensivo, Mel rimase veneziana fino all'arrivo di Napoleone che stravolse tutto il sistema. Il territorio era governato da Regole che amministravano singolarmente ogni paese con il suo territorio. Nel XX secolo il territorio ha subito la stessa sorte dell'intera vallata: le due guerre mondiali che portarono un bilancio pesante di vite umane zumellesi. Da ricordare la figura di Angelo Pellegrino Sbardellotto anarchico che tentò l'uccisione del Duce…

 

Il centro storico di Mel sorge su di un colle nelle vicinanze del Piave, un tempo fortificato e protetto da un gran castello. Oggi il perimetro delle mura è riconoscibile nei palazzi che racchiudono la piazza principale con al centro l'antica antenna del 1520; c'erano anche tre porte d'accesso di cui ne rimane a testimonianza solo una.

 

 

 

 

 

 

 

 

IL MUNICIPIO E L’ANTICA TORRETTA DELL’OROLOGIO  Il Palazzo Zorzi (attuale sede del municipio, XVI secolo) con una stupenda torretta dell'orologio nella cima e la tipica Loda (loggia) al pian terreno

MEL

LA CHIESA DELL’ANNUNCIAZIONE  Un'ampia gradinata in pietra di Castellavazzo ci porta all’entrata della maestosa Chiesa dell’Annunciazione di Maria a Mel. Secondo fonti storiche la chiesa fu costruita sopra una parte di cimitero e l’antico battistero. Lo stile architettonico è evidentemente neo-classico e l’interno, a navata unica, conserva numerose opere sia pittoriche che scultoree di artisti locali, tra i quali vanno segnalati i leggiadri monocromi con scene sacre del pittore Antonio Bettio e gli affreschi absidali realizzati da Giovanni De Min.  Una curiosità: la mancanza del campanile crollato per un incendio nel '700 e mai più ricostruito. Ultimata nel 1768, fu consacrata nel 1773.

 

ADDOLORATA MEL

LA CHIESA DELLA ADDOLORATA  A poca distanza sorge la più antica chiesa dell'Addolorata, che conserva dipinti risalenti al Quattro-Cinquecento. La struttura che oggi vediamo è solo la parte absidale della vecchia chiesa distrutta dal crollo del campanile.

 

 

LA CHIESA DELLA ADDOLORATA A MEL

IL PALAZZO DELLE CONTESSE  Il nome del Palazzo deriva da vicende sentimentali del proprietario Adriano del Zotto, che sposò in prime nozze la contessa veneziana Elisabetta Papadopuli e, rimasto vedovo, sposò la contessa veneziana Elisabetta Tiepolo. Il Palazzo “delle Contesse” fu costruito nel Seicento, ma fu ristrutturato in modo consistente dallo stesso Adriano Del Zotto agli inizi del 1800. Il Palazzo oggi ospita anche il Museo Civico Archeologico nel quale sono esposti importanti reperti provenienti dalla necropoli paleoveneta dell’età del ferro situata nella parte bassa dell’abitato di Mel. All’interno del Palazzo sono da osservare i ben curati pavimenti alla veneziana e lo splendido affresco del soffitto del salone che mostra l’allegoria dell’Aurora, la divinità Eos, sopra un carro che scaccia la notte.

 

PALAZZO DELLE CONTESSE A MEL

LA NECROPOLI PALEOVENETA    Tra il 1958 e il 1963 fu scoperta, a circa un chilometro dal capoluogo, una necropoli risalente all'età del ferro. I ritrovamenti, in un primo momento, riguardarono circa sessanta tombe formate da cassette di varia dimensione e costituite in lastre d'arenaria marnosa. Le tombe, essendo a incinerazione, conservavano il vaso destinato ad ospitare le ceneri e un piccolo recipiente, in genere rappresentato da una ciotola. Nel corso degli scavi furono inoltre portati alla luce altri reperti: fibule, anelli e altro materiale. Ma soprattutto il rilievo della necropoli zumellese sta nei particolari recinti individuati in un momento successivo in una zona più a sud del sito. Sono in numero di sei, di dimensioni variabili e al loro interno sono collocate la maggior parte delle tombe di questo livello. Tra gli oggetti bronzei è stata ancora ritrovata una applique a forma di viso umano: probabilmente è una testimonianza dei popoli celtici vissuti in quest'area.  Si ritiene infatti che la necropoli di Mel racchiuda elementi attribuibili sotto il profilo temporale ad una lunga stagione che va dal VIII fino al V secolo prima di Cristo.

Lasciamo ora questa bellissima piazza e dirigiamoci a nord lasciando la chiesa alla nostra sinistra. Scendiamo quindi in via Quartiere Europa per circa 350 metri. Giriamo ora a destra in via Quartiere vittime di Via Amelio. Avanti per circa 150 metri e quindi a sinistra in via Quartiere Salvo d’Acquisto. Ancora avanti per 100 metri e quindi a sinistra: altri 100 metri e a sinistra. Cominciamo ora a salire in direzione Pagogna. Circa   400 metri dopo andiamo a sinistra in via Pagogna. Pedaliamo per altri 1,2  km  ed eccoci a Pagogna.

 

PAGOGNA

LA CHIESA DI PAGOGNA

Superata la chiesa di Pagogna, giriamo ora a sinistra sulla stradina in discesa all’altezza dell’immagine qui a fianco. Pedaliamo ora per circa1,8 km : il primo tratto è asfaltato ma poi la strada diventa sterrata ( la via è diventata via Farra ora ). Ora cominciamo a salire girando a destra. Circa 500 metri più avanti siamo a Farra.

PAGOGNA E GIU' A DESTRA

FARRA

VISIONI DA FARRA

Teniamo ora la destra e superato il centro di Farra pedaliamo per circa 700 metri; all’incrocio teniamo la sinistra e avanti ancora per altri 400 metri, quindi a sinistra, si sale un po’ e quindi dopo circa 200 metri teniamo la principale. Siamo appena transitati su un ponte sotto il quale scorre il torrente Ardo.

IL TORRENTE ARDO

Il torrente, da non confondersi con quello che passa da Belluno città e che nasce dal Monte Schiara, scorre da queste parti per buttarsi qualche chilometro più in là sul Piave.

Circa 200 metri più avanti al bivio teniamo la destra e fatti altri 1,1 km siamo nel centro di Trichiana.

TRICHIANA

 

Il toponimo   Il nome Trichiana deriva dal latino Tarquius, gentilizio romano primo possessore del podere dove sorge oggi il paese.

 

Un po’ di storia     Le testimonianze più remote della frequentazione umana in epoca preistorica nel territorio di Trichiana risalgono al periodo Mesolitico (10.000-5.000 a.C.) e si riferiscono ai ritrovamenti di Pian Grande di Nareon, frutto di una ricerca di superficie, partita dalla segnalazione casuale di un pugnale di selce, durante l’aratura di un campo. Un’altra importante traccia del passaggio dell’uomo nel territorio di Trichiana è una grande chiave rituale in bronzo (oggi conservata presso il Museo civico di Belluno), ritrovata nel monte Nenz nei pressi di Noal, attribuibile cronologicamente all’età del Ferro (seconda metà VII sec. a.C.) e culturalmente alla civiltà di Hallstatt (Austria). Le caratteristiche del manufatto e la zona di rinvenimento fanno pensare che il monte Nenz si possa considerare un luogo sacro o un santuario e che la chiave avesse una funzione rituale ed una valenza magico-religiosa. Anche questo ritrovamento ricopre un ruolo importante nella definizione dei possibili assi di comunicazione viaria, collocando la Val Belluna in una posizione di raccordo tra il mondo centroeuropeo e la pianura veneta.

 

La dominazione romana  Le testimonianze archeologiche, epigrafiche e toponomastiche ci permettono di inquadrare questo territorio in età romana. All’interno della scomparsa chiesa di S. Tecla, venne trovata un’urna cineraria romana, databile al sec. I d.C., oggi conservata nel palazzo comunale di Trichiana. Dall’iscrizione che porta si desume che fu dedicata da Precellia Procura al marito Caio Durenio Secondo. Informazioni di grande interesse in merito alla circolazione monetaria ci sono fornite dai ritrovamenti di monete nel territorio: nel 1912 è stata rinvenuta al Passo di S. Boldo una moneta di un Tolomeo, nel 1944-45 fu ritrovata nella ghiaia del torrente Limana una moneta punica (databile 330-310 a.C.) usata forse per il pagamento di un mercenario celtico durante la spedizione annibalica, infine nel 1967 fu scoperto un ripostiglio di 42 denari d’argento databili al III sec. d.C. risalenti agli imperatori Domiziano, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo, Settimio Severo ed altri. La romanizzazione è stata accompagnata anche dalla centuriazione, la pianificazione agraria del territorio con la conseguente messa a coltura di nuove terre assegnate a proprietari indigeni o romani. Nel comune si ritrovano diversi toponimi prediali, che prendono cioè il nome dai primi assegnatari dei poderi, testimoniando quindi la presenza di insediamenti stabili in età romana, dediti alla coltivazione diretta e all’allevamento per il consumo locale: primo tra tutti Trichiana, dal gentilizio Tarquius, ma anche Cavassico da Capatius ecc.

Il medioevo   Le vicende medievali sono legate all’antico castello di Casteldardo di cui non si conosce né l’origine né l’ubicazione; secondo il Piloni si trovava su un alto dirupo a picco sul torrente Ardo. Oggi non esistono nemmeno i ruderi del castello la cui distruzione avvenne sul finire del sec. XII (1193-96), durante una battaglia tra Bellunesi e Trevigiani per i possedimenti del contado di Zumelle. La distruzione di Casteldardo riveste importanza anche per la storia della letteratura italiana: infatti la vicenda fu raccontata in quello che viene chiamato “ritmo bellunese”; si tratta di 4 versi, arrivati a noi in diverse versioni, in cui il cronista abbandona il latino per il volgare e che rappresenta uno dei primi documenti in lingua volgare. Le fonti più attendibili attestano alla fine del sec. XII la fondazione del Comune di Belluno e nel contempo si definivano anche i confini del suo distretto, che arrivava, nella zona bassa, fino alla Pieve di S. Felice (Trichiana). Nei secoli successivi e fino alla dedizione a Venezia nel territorio bellunese si alternarono al potere diverse signorie: Caminesi, Scaligeri, Carraresi, Visconti.

 

Il dominio veneziano   Il sec. XV iniziò con il passaggio di Belluno e del suo territorio dalla signoria dei Visconti, Duchi di Milano, al dominio della Serenissima; la prima dedizione di Belluno a Venezia avvenne nel 1404, poi, dopo un breve dominio dell’Imperatore Sigismondo, re d’Ungheria, nel 1420 il Bellunese ritornò sotto la dominazione veneziana fino al 1797. Dopo le tumultuose vicende del tardo medioevo, questo fu un periodo in cui, sotto la protezione delle “ali della Serenissima”, ritornarono la pace e la prosperità.

 

Le vicende dell’Ottocento All’inizio dell’Ottocento l’organizzazione amministrativa del territorio fu regolamentata prima dal governo napoleonico e poi da quello austriaco. Il Congresso di Vienna (1815) decretò in seguito la formazione del Regno Lombardo-Veneto: il Veneto fu diviso in sette province e queste in distretti; la Provincia di Belluno venne divisa in otto distretti, tra cui quello di Mel, che comprendeva l’amministrazione anche di Trichiana e di Cesana con Lentiai. Nel 1866 con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia terminò anche il potere esercitato dagli austriaci sul nostro territorio.

Le due guerre   Nel 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria e le ripercussioni si sentirono anche nel comune di Trichiana; ma il periodo più difficile fu quello dell’invasione, seguita alla disfatta di Caporetto: nel novembre del 1917 le truppe austriache arrivarono a Trichiana, saccheggiando le ville, depredando le abitazioni, occupando e profanando le chiese, spogliando i negozi, requisendo il bestiame, distruggendo ed asportando le biblioteche e le opere d’arte conservate nelle ville. Soltanto nell’autunno del 1918 arrivò la liberazione e quel terribile anno sarà ricordato come “l’anno della fame”. Nel 1930 venne inaugurato il ponte di S. Felice, segnando la fine dell’antica “barca” che, fin da tempi antichi, consentiva ai viandanti di attraversare il Piave e rappresentava la via più breve percorsa da mercanti e pellegrini che, provenienti dalla pianura veneta e attraversato il passo di S. Boldo, dovevano dirigersi verso nord attraverso l’Agordino. Il settembre del 1943 segna l’armistizio con gli Alleati e l’annessione della Provincia di Belluno al Terzo Reich, con il conseguente tentativo tedesco di instaurare una nuova organizzazione nei territori occupati. In questo clima nasce la Resistenza fondata sugli ideali di libertà dagli oppressori per raggiungere l’unità e l’indipendenza dell’Italia. Non si può dimenticare il contributo di sangue e dolore pagato dalla gente di Trichiana per fornire il proprio apporto alla causa nazionale: giustiziati, deportati nei campi di concentramento, case saccheggiate e bruciate. A ricordo del sacrificio dei trichianesi in nome della Resistenza, nel 1975 vennero consegnate dall’on. Sandro Pertini le Medaglie d’Argento ai quattro fratelli Schiocchet, mentre nel 1987 venne attribuita al comune di Trichiana la medaglia di Bronzo al Valore Militare. Nella storia del paese, come in quella di molti altri delle vallate bellunesi, il fenomeno dell’emigrazione riveste un ruolo importante e rappresenta un fenomeno diffuso nella maggior parte delle famiglie, che ha segnato profondamente la gente di Trichiana. Iniziato già verso la metà del sec. XIX con l’arruolamento di manodopera nei lavori stradali e ferroviari dell’Impero Austro-Ungarico, si protrarrà fino al secondo dopoguerra con l’emigrazione nella vicina Svizzera ed in altri paesi europei… (materiale tratto dal sito del Comune di Trichiana)

PIAZZA TRICHIANA

Qui si chiude la nostra tappa!

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