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PIEVE DEL GRAPPA
(ex Crespano e Paderno del Grappa)

 

LA EX CRESPANO DEL GRAPPA

IL COMUNE DI CRESPANO DEL GRAPPA ( DAL 1 GENNARIO 2019 " PIEVE DEL GRAPPA" - Fusione con Paderno del Gr.)

Il Territorio e l’ambiente. Crespano occupa la parte centrale dell'alta pianura veneta delimitata a Nord dalle montagne del Massiccio del Grappa, a Est dal fiume Piave, a Sud dai colli Asolani ed ad Ovest dal fiume Brenta. Il territorio comprende una zona montana, una pedemontana ed una terza pianeggiante interrotta da tre rialzi: il Tabor, il Belvedere e il Col Canova. Dei torrenti che percorrono il paese sono da prendere in considerazione il Lastego che segna per un gran tratto il confine con Paderno, dalla Valle S. Liberale sino alla località Peruzzi, e quello della Madonna del Covolo. Il toponimo. Sembrerebbe derivare dal nome proprio Crispianus, antico proprietario romano di queste terre. Un po’ di Storia – Gli Ungheri, gli Ezzelini, Venezia e la lana. I primi insediamenti nella zona furono di molto precedenti alla dominazione romana: si parla infatti di date oscillanti tra il 120.000 ed il 12.000 a.C. Nei millenni poi ai paleolitici si sostituirono i Neolitici ( fino al 2500 circa a.C.) ai quali succedettero poi i Protoliguri e i Paleoveneti. Un’importante testimonianza del periodo romano è il sarcofago del romano Caio Vettonio trovato a Sant'Eulalia. Grazie alla sua posizione poi, poco esposta, almeno per la parte che si stende sul massiccio del Grappa, Crespano venne esclusa dalle invasioni barbariche che imperversarono dopo il crollo del’Impero Romano. Ma c’è un’eccezione: gli Ungheri, che portarono diverse devastazioni. Ma Crespano è  anche una delle località interessate dalle vicende storiche che si svolsero tra il XI secolo e il XIII secolo e dalle numerose proprietà che videro protagonisti i vari componenti della famiglia degli Ezzelini. Dal 1300 in poi, i documenti scritti diventano numerosi e da questi si rivela una notevole attività artigianale in particolare quella legata alla lana. In secoli successivi, la produzione laniera permise la crescita economica delle più note famiglie crespanesi; così almeno sino al maledetto 1695, anno nel quale Crespano venne colpita da un violentissimo terremoto che rase praticamente al suolo il paese. La ricostruzione poi, lenta e faticosa, portò però ad una nuova era di prosperità. La lana appunto: nel 1767 in questo settore si contavano ben 2000 addetti; non male per un paese tutto sommato piccolo. Paese piccolino che però diventa “cittadina” in particolare grazie alla costruzione del ponte che unisce Crespano con Paderno e alla apertura della strada del Molinetto che consentì una più facile congiunzione con i paesi limitrofi. Ma c’era bisogno di una piazza! Ecco allora che nell'800, grazie all'apporto finanziario di Giovan Battista Sartori Canova, fu completata la piazza con la fontana…

 

Prodotti tipici, personalità e curiosità

Sono tipici della zona del Grappa, e quindi anche di Crespano i formaggi Morlacco e Bastardo del Grappa. Il Morlacco o Burlacco, è un formaggio tradizionale veneto, tutelato anche attraverso un presidio Slow Food, prodotto nell'area del massiccio del Grappa, comprendente vari comuni delle province di Belluno, Treviso e Vicenza. La denominazione è riferita ai morlacchi, antica popolazione delle Alpi Dinariche ormai quasi estinta, un tempo dedita alla pastorizia e depositaria dell'originario metodo produttivo di questo formaggio. I pastori del monte Grappa usavano fare un formaggio di latte vaccino tenero, magro, a pasta cruda che prendeva il nome dalla loro terra d'origine: la balcanica Morlacchia. Il latte era quello delle vacche Burline, unica razza bovina del Veneto, che sta rischiando di scomparire. Oggi il Morlacco è prodotto ancora in alpeggio con il latte scremato della mungitura serale al quale si aggiunge quello intero munto il mattino. Dopo 15 giorni è pronto, ma può essere consumato fino a tre mesi.

Il Bastardo del Grappa è un formaggio tipico veneto che viene prodotto fin dall'ottocento nelle malghe dell'area del Massiccio del Grappa. Il  suo nome deriva dal fatto che per ottenerlo si usa una lavorazione che è intermedia fra quella dell’Asiago d'allevo e quella del Montasio. La storia invece attribuisce la derivazione del nome al fatto che, un tempo, veniva prodotto anche con altri tipi di latte.

Ma è questo anche un paese di medaglie olimpiche senza dubbio questo! Ecco allora di seguito:

Lamberto Dalla Costa (Crespano del Grappa 1920 - 1982). Bobbista, medaglia d'oro alle olimpiadi di Cortina d'Ampezzo (1956), argento ai Campionati Mondiali in Germania (1958), argento ai Campionati Mondiali in Svizzera (1959), bronzo ai Campionati Mondiali a Cortina d'Ampezzo(1969) e negli Stati Uniti(1961).

Cipriano Chemello (Crespano del Grappa, 19 luglio 1945). Ciclista, bronzo alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968 nell'inseguimento a squadre.

E anche di reali …. Umberto di Savoia - Aosta, conte di Salemi (Torino, 22 giugno 1889 – Crespano Veneto, 19 ottobre 1918) militare italiano figlio di Amedeo di Savoia, re di Spagna e nipote di Vittorio Emanuele II, re d'Italia.

E da ultimo … Giulia Momoli (Asolo, 30 agosto 1981) Campionessa Italiana di Beach Volley nel 2007. 

Altre curiosità: un nome in continuo cambiamento. La denominazione del comune fino al 1867 era Crespano, dal 1867 al 1920 fu Crespano Veneto; dal 1920, a seguito della prima guerra mondiale, combattuta anche sul Monte Grappa, che fu l'ultimo baluardo italiano, il nome venne cambiato in Crespano del Grappa, in onore del massiccio sulle cui pendici sorge il paese. 

Partiamo allora! Il nostro viaggio ha inizio in Piazza, denominata “Piazza San Marco”. Alle nostre spalle innanzitutto la parrocchiale di Crespano del Grappa.

La chiesa arcipretale di San Marco.

Opera dell'architetto Giorgio Massari che, nell'ideazione della chiesa parrocchiale, si rifece alla chiesa dei Gesuiti sul canale della Giudecca a Venezia, semplificandone gli elementi decorativi per adattarla al contesto rurale. La costruzione ebbe inizio il 3 ottobre 1735 e si protrasse fino al 1762. Venne poi consacrata nel 1766. All'interno della chiesa, di pregevole valore sono i confessionali, il battistero e gli stalli del presbiterio in legno di noce; si possono inoltre ammirare gli affreschi del Guarana, del De Min ed un gesso di Antonio Canova. Il campanile, che sorge a sud rispetto alla chiesa, è un'opera della seconda metà dell'Ottocento.

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Piazza San Marco. La chiesa arcipretale si trova in Piazza San Marco abbiamo detto, piazza di forma rettangolare tutta circondata di cose che meritano la nostra attenzione. Sul lato sud della piazza di notevole fattura l’antico caffè Canova.

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La vecchia parrocchiale di S. Marco.

Negli atti della visita vescovile del 1519, la vecchia chiesa parrocchiale di S. Marco era stata così sommariamente descritta: Ecclesia S. Marci de Crespano posita est in superficie cuiusdam collis, quae est curata et capella S. Eulaliae, ecclesia satis pulcra et ornata, longitudinis pedum 95, latitudinis 55 et totidem altitudinis, cum tribus fenestris a meridie et una rotunda ab occidente; cum duabus portis: una magna a parte occidentis et altera parva a meridie, cum suo cemeterio circumcirca clauso et campanile quod de novo aedificatur cum una campana etc.. (comprensibile spero!). La chiesa aveva allora tre altari: l'altar maggiore in fondo ad oriente, al quali si accedeva con tre gradini; quello sul lato nord chiamato di Maria Vergine e quello sul lato sud, dedicato al Corpus Domini. Già nella visita pastorale di circa una ottantina di anni dopo, questi tre altari venivano riscontrati troppo ristretti e, data la loro infelice ubicazione, anche piuttosto disturbati durante lo svolgimento delle sacre funzioni. Il campanile poi - si aggiungeva - era stato edificato assai “alla trista", benché nel frattempo, si fosse aggiunta una seconda campana. In qual tempo fosse stata edificata la chiesa di S. Marco - nota sempre il manoscritto - non se ne aveva memoria, neppure due secoli addietro: si dice solo che era stata eretta perché la più antica chiesa parrocchiale di S. Pancrazio era troppo piccola e mal collocata. 

SAN MARCO VECCHIA
SAN MARCO VECCHIA

Sul lato nord della piazza invece ecco il Palazzo Reale.

PALAZZO REALE

Palazzo del XVIII secolo, che deve la sua denominazione ad un probabile soggiorno di  Umberto di Savoia Aosta, nipote di Umberto I, che combatté nel reggimento "Cavalleggeri di Treviso" sul Monte Grappa, dove morì nel 1918 di febbre spagnola. Umberto venne sepolto inizialmente nel cimitero di Crespano Veneto, la sua salma venne traslata al Sacrario Militare del Monte Grappa nel 1926. In esso oggi ha sede un bel Museo della Grande Guerra. Il Museo, situato al 2° piano di Palazzo Reale a Crespano del Grappa, comprende oltre un migliaio di reperti opportunamente catalogati e raccolti in tre sale e donati al Comune di Crespano del Grappa dal sig. Bruno Xamin. Le tre sale sono a tema ( il rancio, l’ospedale da campo, il tempo libero), ed  ogni tema è illustrato ed approfondito da pannelli e da foto che riproducono momenti significativi della Grande Guerra sul Massiccio del Grappa. 

Abbandoniamo ora la piazza e dirigiamoci in direzione sud. Giù per circa 150 metri. Poi all’altezza della curva che segue noi proseguiamo dritti su Via Zardo. La facciamo per circa 400 metri. Sulla destra, un po’ nascosto un capitello.Lì giriamo a sinistra. Siamo ora in Via Sa Pio X. La percorriamo in leggera discesa per circa 400 metri e quindi teniamo la sinistra entrando in Via delle Acque. Questa via deve il suo nome ad una sorgente di acqua ferruginosa che veniva bevuta come acqua medicinale, in modo particolare nel secolo scorso, da molte persone provenienti anche da città del Veneto. 

VIA DELLE ACQUE

Altri 400 metri e poi a destra su Via San Paolo. Altri 400 metri circa e sinistra ecco la Chiesetta di San Paolo.

LA CHIESETTA DI SAN PAOLO

E’ un centro religioso sito nell’estinto comune di San Paolo. Già nel 1297, questa chiesa viene citata come facente parte della pieve maggiore di Loreggia nel padovano. Successivamente però passò sotto la giurisdizione del Vescovo di Treviso. E’ di impianto medievale ma nel tempo ha subito diverse modifiche. Oggi viene considerata una dei luoghi di culto più antichi di tutto il veneto. E’ una chiesetta eretta a ricordare la conversione di San Paolo. E' del sec. XII e fu la parrocchiale del paese di S. Paolo del Lastego fino al 1488 quando passò sotto la Diocesi di Treviso. In questo anno si unì a Crespano che aggiunse ai patroni S. Marco, Pancrazio, quello di S. Paolo.

SAN PAOLO

Proprio davanti alla chiesetta si apre una piccola via  sterrata. La prendiamo e teniamo la sinistra al primo importante cambio di direzione. Abbiamo percorso altri 250 metri. Usciamo ora in Via Asolana. Noi qui giriamo a destra in direzione nord. La facciamo per circa 200 metri per poi andare a sinistra. L’area che ora percorreremo, a sud di Crespano del Grappa si immerge sullo sterrato e le campagne di questo territorio. Il passo è davvero piacevole e nascosto tra le siepi che ci riparano dal sole. Proseguiamo così per circa 700 metri e quindi svoltiamo a destra.

RICREAZIONE

Procediamo ancora … In direzione nord per altri 800 metri. E usciamo in strada provinciale 129, che percorreremo in direzione nord per altri 800 metri sino ad uscire sulla strada che collega Crespano a Borso del Grappa. Alla nostra sinistra a fare da segnavia un capitello votivo.Noi teniamo la sinistra e procediamo sulla principale per circa 500 metri. Ecco quindi alla nostra destra si impone una salita importante. Siamo ora alla Gherla. 

 

La Gherla – un confine ed un defunto

La Gherla, è l'antico colmello suddiviso fra Crespano e Sant'Eulalia, ricordato fin dal 1085, per la bellezza della sua posizione, Qui si trova tra le varie cose anche la settecentesca Villa Canal (ex Manfrotto). E’ borgo fatto di case rustiche.Qui in particolare si può scorgere sul muraglione che delimita proprietà Canal sulla strada provinciale di Via Molinetto una pietra segnante il confine tra Sant'Eulalia e Crespano, contrassegnata da una croce e da un monogramma. Il punto veniva indicato in passato come il confine della croce ed ebbe una sua importanza. Ma quale?  Ora, la Gherla, in quanto lontana dalla chiesa parrocchiale di Crespano era stata dal vescovo Barbarigo raccomandata alla cura del vicino pievano di Sant'Eulalia. Solamente nel 1746, quando venne in visita il card. Razzolino, questi ordinò agli abitanti della Gherla che dovessero andare ad imparare la dottrina cristiana  nella chiesa di Crespano, e questo perché fino allora usavano per maggior comodità frequentare la chiesa di Sant'Eulalia. Ma le cose non andarono esattamente così! Il fatto sta che spesso per desiderio di chi moriva i parenti anche dopo l'ordine del cardinale Rezzonico, per comodità, cittadini della contrada Gherla appartenenti alla giurisdizione di Crespano venivano sepolti a Sant'Eulalia. Allora il cardinale si mostrò più conciliante, intimando al parroco di Crespano di accompagnare il cadavere del proprio fedele fino al confine della croce e di consegnarlo al pievano di Sant'Eulalia. Ma quando il parroco di Crespano arrivava al confine della croce non trovava da aspettarlo il pievano di Sant'Eulalia e quindi doveva attendere con il defunto e tutto il corteo funebre per ore intere sulla strada; altre volte il Parroco di Crespano ricambiava le cortesie al pievano di Sant'Eulalia. La gente quindi  non riusciva a darsi ragione dello strano comportamento dei due preti. Il vescovo allora intervenne ancora. Si decise che quando uno dei due parroci si avviava alla casa del defunto, un messaggero lo avrebbe avvisato del sopraggiungere dell'altro. Pazzesco direi!

GERLA

Villa Manfrotto Canal, il suo parco e la mamma del Canova

Si trova in località Gherla nella provinciale via Molinetto;  sono due pilastri di mattoni sormontati da vasi in pietra  che ci introducono  attraverso un viale di noci e cipressi a villa Manfrotto Canal, così detta perché dai Manfrotto passò ai conti Canal alla fine del settecento per eredità. Due statue, Apollo e Diana, fanno da ingresso alla villa. A destra vi è la foresteria che fu voluta nel 1612 da Agostino Manfrotto. Nel giardino viali di ghiaia suddividono spazi verdi ornati da statue e vasi di limoni. Superata una fontana ottagonale si arriva al corpo principale della villa. Il fabbricato di linea semplice e più antico è sopraelevato rispetto al piano del giardino, a cui è collegato da una scalinata. Un parco ricco di siepi e cipressi porta all'oratorio seicentesco dedicato all'Assunta e sormontato da un leggero campanile a vela. All'interno sono sepolti vari componenti della famiglia: Angela Zardo madre del Canova, l'Abate Pietro Canal, il N. H. Filippo che fu per tanti anni benemerito podestà di Crespano. Una barchessa ad ampi archi delimita il lato sud, adibito a tinaia e cantina: una piccola loggia e un divertente affresco raffigurante Bacco che brinda, segnano l'ingresso alle cantine sotterranee. 

villa-manfrotto-canal.jpg

Si procede sempre a nord, per via S. Lucia, che è una delle più antiche strade di Crespano. All'incrocio con via Montenero, fatti quindi 1 km,   vi è un capitello dedicato a Santa  Lucia con Vito e Modesto.

SANTA LUCIA
Procedendo in salita per altri 2,7 km si giunge quindi alla Casa Don Bosco. Siamo a quota 561 metri di altezza.

Casa Don Bosco – natura, spiritualità e stelle.

Nasce come casa di esercizi spirituali, ma ben presto si alternano corsi di orientamento, di studio o di aggiornamento. Nel 1972 tra l’altro qui iniziano i corsi "incontri con la natura" preludio alla nuova fisionomia della casa "Centro incontri con la natura" e si alternano così corsi di formazione naturalistica, sociale, religiosa e culturali. La casa situata a 594 metri di altezza sul Massiccio del Grappa, alle pendici del Monte Castel, su uno sperone fra le valli del Corpon e della Madonna, si apre davanti sulla pianura veneta, offrendo un panorama eccezionale e godendo di un "microclima" privilegiato. E' dotata di una cinquantina di camere ed è dotata di un interessante osservatorio astronomico. All'esterno di casa don Bosco un lariceto di circa 50.000 piante conifere e latifoglie, costituisce un parco dall'ampio respiro nel quale si nota l'anfiteatro di stile greco, costruito manualmente da Don Paolo, il fondatore di questa struttura. Nelle vicinanze  poi per opera degli alpini è stato ricavato un laghetto che caratterizza la zona.Dalla casa don Bosco parte anche il "Sentiero Natura" dedicato a don Paolo Chiavacci e promosso dalla Regione del Veneto - quale strumento utile agli alunni delle scuole di ogni ordine - per leggere, comprendere e educarsi all'amore della natura. 

Invertiamo ora la nostra rotta e godiamoci la bella discesa di 2,7 km sino al Capitello di Santa Lucia. Lì vicino a sinistra prendiamo Via Montenero, al termine della quale, si incontra villa Favero con un parco lussureggiante. 

VILLA FAVERO

Nella vicina casa colonica abitavano nel 1700 i nonni e la mamma di Antonio Canova, i signori Fantolin di cognome Zardo. Proprio nella loro falegnameria il giovane Canova imparò l'arte dell'intarsio e della decorazione. 

Scendiamo ancora ora da Via Montenero e prendiamo via Sant’Antonio girando a sinistra. Facciamo circa 600 metri sino a giungere a svoltare a sinistra in Via Montegrappa dopo aver fatto anche via Piemonte.. Da qui comincia la nostra cavalcata molto faticosa verso il santuario della Madonna del Covolo. E’ questo un percorso molto faticoso di quasi 4 km, senza nessuna pausa o spianata e quindi prepariamoci a soffrire allietati però da belle visioni …. 

VERSO MADONNA DEL COVOLO

IL CAPITELLO DI SAN GIUSEPPE

A metà strada il capitello di S. Giuseppe, dedicato però, nei decenni scorsi, ai santi Vettore e Corona.

La Brusamosca. Poco sopra il capitello di San Giuseppe, si trova la località chiamata Brusamosca dove, nei secoli XV - XVIII vi fu un convento di eremiti. Oggi, a testimonianza del passato, c'è un pozzo detto "pozzo dei frati". Dà ancora acqua fresca che si riversa nella valle. Alle Piere Rosse, seguendo una strada a sinistra, si arriva al luogo di apparizione e dei "Tre busi". La tradizione dice che la Madonna, su richiesta della "forosetta" Vaccaro, abbia messo tre dita sulla roccia e fatto scaturire l'acqua necessaria per la costruzione del suo tempio, al Covolo. 

Saliamo ancora... e ancora capitelli.... e via crucis. Poco prima di arrivare noteremo alla nostra sinistra una stradina che scende nel bosco indicata da un cartello. Stiamo andando verso i "tre busi".

 

A destra dei "Tre busi" vi è la grotta, chiamata "la grotta delle Guane" (dee aquane)”. La fantasia popolare le raffigurava come giovanette graziose, che danzavano sull'acqua, di notte. Potevano uscire dalla grotta solo con il buio per lavare le loro vesti e le stendevano poi sulla riva ad asciugare. Nessuno doveva vederle perché le "Guane", se scoperte da occhio di uomo, lo accecavano e poi lo uccidevano. 

FONTE DEI TRE BUSI

Saliamo ancora uscendo dal bosco ed ecco in vista il nostro punto di arrivo!

La Madonna del Covolo

Alle pendici del Monte Grappa a 600 metri d'altezza si trova il santuario della Madonna del Covolo,un santuario molto frequentato tutto l'anno da diversi pellegrini. Cosa avrebbe di speciale questo santuario? Secondo la tradizione, nel XII secolo, la Madonna apparve ad una pastorella sordomuta, guarendola. Si dice anche che la Madonna, nella zona detta "Tre busi", appena più sotto del Covolo, infilò tre dita nella roccia facendo sgorgare l'acqua.  Luogo quindi di miracoli!  Per queste ragioni allora si iniziò quindi con la costruzione di una chiesetta in onore della Vergine, in un prato vicino all'attuale Santuario. Una costruzione “sofferta! Si dice infatti che per uno strano sortilegio i muri costruiti di giorno crollassero poi di notte. Inizialmente quindi si abbandonò l’opera e solo nel '300 venne eretto in loco un capitello a ricordo di questi tentativi. I crespanesi decisero così di costruire il Santuario più a Nord, a ridosso della roccia del monte Grappa. Una prima chiesetta che verso il 1500 venne ampliata e che ebbe però vita relativamente breve; agli inizi del '800 infatti, un masso staccatosi dalla roccia, distrusse l'altare della Madonna. Non c’è pace!  Venne così affidato il progetto del Santuario tuttora esistente al celeberrimo Antonio Canova. Questo è quello che oggi ci appare. L'ambiente naturale dove sorge il santuario del Covolo ha una sua suggestione di tipo sacrale che può far pensare ad un luogo di culto di molto precedente all'era cristiana, forse addirittura nell’era paleo-veneta.

Un'altra tradizione racconta che il vecchio paese di Crespano si trovasse molto più vicino al Covolo, diverso dalla Crespano cresciuta vicino al Casteller in riva al Lastego, nell'attuale via S. Michele. In quella che sarà la chiesa di S. Marco, principale del paese, troverà collocazione un altare dedicato alla Vergine del Covolo, trasferito poi nel Duomo nell'attuale altare della Madonna. L'altare quindi potrebbe essere il filo conduttore di un antichissimo ricordo legato alla esistenza di una chiesa, trasformata poi in edicola sacra. Edicola che potrebbe avere avuto anche la sua origine nella sacralità pagana e animistica del luogo. 

MADONNA DEL COVOLO

Scendiamo quindi dal santuario e facciamo i circa 4 km di discesa. Solo voltandosi indietro di quando in quando si ha la sensazione di aver fatto la nostra piccola impresa ed espressioni del tipo “ come ho fatto a salire ?” si sprecano. Magia di questo posto direi! Giunti quindi in Via Montegrappa scendiamo sino al semaforo. Lì giriamo a sinistra in Via IV Novembre; a destra si trova il piazzale "Martiri del Grappa" con il monumento al partigiano; a sinistra c'è il Municipio. Sulla sua facciata sono fissati quattro medaglioni raffiguranti il Canova, Dante, Petrarca, Metastasio. Un po' più avanti, nella stessa direzione, si apre l'entrata dell'ospedale civile e della Casa di ricovero. L'ospedale sorse per volontà testamentaria di Francesco Aita come pure la casa di ricovero. Questa è la trascrizione della parte del testamento riguardante le opere citate: 

"Voglio che nel locale di attuale mia dimora in Crespano sia fondata una casa di riposo ed Ospitale, secondando così anche i desideri delle defunte due mie mogli Angela Tommasini e Giuseppina Cetti. Sopra le scale di ingresso prospicienti la Piazza di Crespano voglio collocata una lapide colla leggenda duratura in perpetuo: "Casa di riposo ed Ospitale fondata dalli Coniugi Aita Francesco q. Paolo, Tommasini Angela fu Antonio e Cetti Giuseppina fu Gio Batta a sollievo degli accorati miseri ed impotenti d'ambo i sessi di Crespano.... mia precisa volontà si è quella che non debbano essere ricoverati che li soli comunisti di Crespano d'ambo i sessi, fermo e ritenuto che questi abbiano sempre osservata regolare condotta, vita laboriosa e morale e che siano caduti in miseria per forze di circostanza a loro non imputabili. La disciplina, vitto e vestito, inservienti, medico e medicine tutto verrà determinato da un saggio regolamento organico redatto dai rappresentanti il Comune di Crespano col concorso e responsabilità del Parroco Locale....li rappresentanti Comunali saranno gli esecutori testamentari ed amministrativi gratuiti della Casa di Ricovero ed Ospitale da fondarsi... qualora l'Amministrazione della Casa di Ricovero ed Ospitale da fondarsi a Crespano non trovasse o mancasse di dare esecuzione ... dichiaro... che tutta la mia sostanza... passi all'Ospitale di Asolo che userà della debita sorveglianza, pagherà gli oneri e legati suaccennati e accoglierà almeno due dei individui di Crespano ogni anno sempre verificandosi il caso, miseri di buona morale, mantenendoli a spese di detto Ospitale di Asolo, di medico, medicine, vitto e vestito"... 

In attuazione del testamento di F. Aita, l'Amministrazione comunale,nel 1871 poté essere realizzato l'Ospedale, costruito accanto alla casa di ricovero con la quale formò un unico Ente. Il 2 maggio 1885, accanto ai reparti di medicina e chirurgia, si aprì un reparto particolare per i dementi. Durò in attività fino al 1955. Nel 1963 fu addirittura demolito il manicomio e costruito un moderno reparto di medicina, inaugurato ed entrato in funzione nel 1965. Subito dopo furono iniziati i lavori per un reparto di chirurgia sul posto dei vecchi stanzoni di medicina e chirurgia e di alcune stanze della maternità. Questa seconda ala fu inaugurata nel 1968 ma qualche anno dopo l'ospedale cominciò ad essere oggetto di una utilizzazione specializzata nel quadro della riduzione dei posti letto a livello regionale. Ultimamente la vecchia Casa di Ricovero, diventata Casa di riposo, è stata completamente ristrutturata. 

Risaliamo ora per tornare in Piazzale San Marco. Proseguiamo su viua Val'd'Aosta e quindi usciamo a sinistra su via XI Febbraio. E quindi ancora su via San Pancrazio. Poco oltre sulla nostra destra ecco la chiesetta di San Pancrazio. 

LA CHIESA DI SAN PANCRAZIO. E' considerata la prima parrocchiale di Crespano. E' di stile romanico, costruita agli inizi, circa, del XII sec.. Il suo campanile fu restaurato nel 1800 Nell'interno della chiesa si può ammirare in crocifisso ligneo del 1400. La leggenda vuole che sia il più antico tempio di Crespano. Pare infatti che fosse presente già nel VI secolo sotto la giurisdizione della Pieve di Sant’Eulalia. Da ricordare al suo interno un prezioso crocifisso ligneo di età rinascimentale.

SAN PANCRAZIO

Qui si chiude il nostro viaggio nella vecchia Crespano del Grappa!!

 

LA EX PADERNO DEL GRAPPA

 

 

IL COMUNE DI PADERNO. Un comune con un territorio “instabile”.

Un territorio quello di Paderno che ha radici molto remote così come molto varie le vicende che hanno portato all’attuale assetto politico amministrativo del Comune di Paderno. Nel medioevo le antiche comunità sono cinque: Coi di Paderno, Farra, Fietta, Canil e San Paolo del Lastego, come risulta nel 1314. Nel corso del secolo XV, i comuni sono due: Coi di Paderno e Fietta, che dal 1339 fino al 1797 rimangono parte della Serenissima, inquadrati nella podesteria di Asolo e provincia di Treviso. Nel 1806 vengono deliberati dal capo della provincia i due comuni: Fietta e Paderno. Nel 1808 Fietta è staccata da Paderno e aggregata a Crespano, mentre Paderno è soppresso come comune e unito prima a Castelcucco e nel 1810 a Possano. Paderno ridiventa comune autonomo nel 1816 e nel 1819 Fietta è nuovamente riunito. La denominazione del comune poi, fino al 1867 era Paderno, dal 1867 al 1920 fu Paderno d'Asolo, per tornare all’attuale  nome.

Il Toponimo

il toponimo Paderno deriva dal latino paternus "paterno", nel senso di "fondo ereditato dal padre"…

Il Territorio da nord a sud

Il grande monumento ossario degli Italiani e degli Austro-Ungarici sulla cima del Monte Grappa, vetta sacra all’Italia e resa famosa dalle vicende della Prima Guerra Mondiale, è per una parte consistente in Paderno. Dal Grappa poi si stacca una valle, una grande valle glaciale, che inizialmente si chiama Val di Melin, quindi Val delle Mure. 

val delle mure.jpg

Il torrente che vi scorre è il Calcino, affluente del fiume Piave. Il torrente nasce dalla cima del monte e scorre lungo tutta l'omonima valle formando numerose cascate e piccole gole, per poi terminare il suo percorso nelle acque del fiume Piave. E' un tributario del Torrente Tegorzo. Nel punto di incontro della Val di Melin con Val delle Mure, sul versante destro, si ha una cattura di bacino detta il Boccaor, perché la fiancata della montagna si apre con una profonda incisione che precipita verso quota 600 metri. Siamo nella valle di San Vitale e  Liberale, ove nel pieno Medioevo c’era il piccolo monastero di San Vial del Lastego. 

Il  confine meridionale del comune invece è segnato dall’antica strada romana della Piovega, mentre a ovest c’è il torrente Lastego.Il confine è meno definibile sul lato di Castelcucco e Possagno. Dalla Piovega si sale a Paderno lungo una china quasi continua che nel settore est va a finire alle Motte, piccolo cordone collinare che separa Paderno da Fietta. 

 

Sul settore occidentale si notano avvallamenti e colline, le stesse che hanno dato il nome medioevale di Paderno, detto “i Coi de Paderno”.Il territorio di Fietta, è diviso in due dal Fossà di Mezza Fietta, ora parzialmente coperto. Tra il Fossà di Mezza Fietta e il Lastego è compreso il borgo di Canil, un gruppo di case presso il noto ponte sul Lastego (Ponte di Crespano). Sul versante ad est c’è la piatta valle del Contà. Sulle colline al confine con Possagno ci  sono  i Bassi, così detti perché a quota inferiore al borgo delle Fusere, con la sua chiesa della Madonna delle Grazie. Presso la chiesa è il borgo dei Lovisat e quindi si arriva alla Crosera, borgo principale. Più lontano è la chiesa di Sant’ Andrea, disposta lungo un antico percorso. Esclusa la moltiplicazione delle case degli ultimi decenni, a Fietta si riconoscono tre nuclei principali: Canil, Fusere e la Crosera. Completano le aree del Contà e dei Bassi, le strade dei Boschi sotto la chiesa di S. Andrea e quella della Colombera con la chiesa della Madonna della Salute. La grande Fietta è però la Montagna con la valle di San Vitale e Liberale. Una lunga serie di sentieri permette di raggiungere molti punti della valle. 

Il centro principale di Paderno è la Contrada ossia San Giacomo, con la chiesetta  e Istituti Filippin. Si distinguono ancora i colmelli di Pedelcol (sotto le Motte), Galliera, mentre a sud dei campi sportivi degli istituti ci sono i borghi dei Brunelli e dei Bernardi. Lungo la sponda del Lastego c’è il borgo della Cencia e poi si scende verso Fonte sino ai Lasteghi. Sui colli delle Motte è possibile rintracciare le rovine del castello di Colli Muson, sede del Tabarin, un militare che nel 1383 ha fatto un testamento a favore della chiesa di Paderno e parte della quadreria di Fietta e di Paderno è legata a questo personaggio.

E allora partiamo!. Il nostro viaggio parte dal piazzale antistante la sede del  vecchio Comune di Paderno. Questo è il nucleo di questa comunità; lì nei pressi infatti ecco anche la chiesa parrocchiale. 

 

LA CHIESA DI PADERNO DEL GRAPPA

E’ una chiesa arcipretale consacrata nel 1687; di pregevole al suo interno il soffitto affrescato dal pittore Giovanni De Min, che nel 1821 vi rappresentò "il Giudizio Universale" e poi ancora l'organo costruito da Giovan Battista De Lorenzi nel 1870 e le statue degli angeli situate ai lati dell'altare maggiore, opera dello scultore Giuseppe Torretto.

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E’ una chiesa arcipretale consacrata nel 1687; di pregevole al suo interno il soffitto affrescato dal pittore Giovanni De Min, che nel 1821 vi rappresentò "il Giudizio Universale" e poi ancora l'organo costruito da Giovan Battista De Lorenzi nel 1870 e le statue degli angeli situate ai lati dell'altare maggiore, opera dello scultore Giuseppe Torretto.

Sul retro la ex sede municipale

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Lasciamo ora il piazzale e dirigiamoci a ovest, magari attraversando il piccolo parco, per arrivare in via Luigi Cadorna. Fatti 400 metri in direzione sud arriviamo ad un borgo. Queste sono le Case Cengia. Scendiamo ancora a sud per circa 250 metri. Ora la via si chiama Via Colli e qui sulla nostra sinistra troviamo una chiesetta.

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La strada per un brevissimo tratto sale, per poi ritornare a scendere in una discesa davvero rilassante. Circa 200 metri più avanti è la volta di un’altra borgata: le Case Sartori. Proseguiamo per via Colli per circa 500 metri sino a vedere sulla nostra destra una stradina . Qui teniamo la destra e poi andiamo avanti per circa 150 metri. All’incrocio giriamo a sinistra in direzione sud.

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Facciamo circa 300 metri gli ultimi dei quali in mezzo ad un piccolo bosco, e poi giriamo a sinistra ancora. Altri 300 metri e usciamo nuovamente in via dei Colli. Giriamo a destra e poi facciamo in direzione sud altri 300 metri circa sino a vedere sulla nostra sinistra l’ingresso sotto il bosco di via Piovega (è la prima parte di via Piovega). Corriamo riparati da rigogliose siepi per circa 450 metri e uscire quindi su Via Vittorio Veneto dove svoltiamo a destra in direzione sud. Facciamo così altri 100 metri e svoltiamo a sinistra in via Piovega.

Circa 150 metri più avanti davanti a noi un borgo di case. Facciamo attenzione qui. Si tratta di tenere la via apparentemente meno indicata che troviamo all’altezza di una curva alla nostra destra. Fatti 200 metri noi teniamo la destra scendendo ancora a sud per un po’ e precisamente per circa 550 metri sino a giungere in una borgata (l’ultimo tratto di strada è via Corogher). Teniamo qui la sinistra e procediamo per circa 900 metri sullo sterrato in mezzo al bosco, sino ad uscire a sinistra in via Malcanton e fare altri 200 metri in direzione nord. All’incrocio giriamo a sinistra e poco oltre ancora a sinistra sempre in direzione nord. 

Facciamo circa 50 metri e giriamo a destra in direzione nord su una stradina. Passiamo dapprima nelle adiacenze di una casa e tenendo la stessa sulla sinistra entriamo in una stradina stretta e sterrata che ci permetterà, dopo una navigazione in mezzo alle colture di circa 800 metri, di arrivare nei pressi delle Case Ceccato.Giriamo a sinistra e facciamo circa 70 metri sino a vedere sulla nostra destra l’ingresso di una stradina che sale a nord. La prendiamo. Procediamo per circa 600 metri e quindi fatta una curva che volge verso destra ecco, sempre sulla nostra destra le Case Zalunardo. 

Siamo in Via Erega. Facciamo circa 200 metri e quindi giriamo a sinistra. Circa 900 metri e ci troviamo quindi in località Santa Margherita nei pressi di un incrocio ben evidenziato da un nuovo capitello votivo sulla nostra sinistra. 

Giriamo a sinistra (a destra si raggiunge l’abitato di Castelcucco). In salita per circa 900 metri ed ecco sulla nostra destra l’imponente complesso degli Istituti Filippin.

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Siamo ormai nel centro di Paderno, dominato dall’Hotel San Giacomo sulla nostra destra.

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Giunti alla rotonda noi ora teniamo la destra e procediamo sulla principale per circa 600 metri sino a scorgere sulla nostra destra una strada che scende. La prendiamo.

Stiamo andando verso i Bassi, uno scorcio naturalistico di rara bellezza e tranquillità. Avanti per circa 250 metri e quindi a destra per 600 metri. Al nuovo incrocio giriamo a sinistra. Siamo ora in una stradina sterrata con la siepe ben evidenziata da una croce bianca. Si sale così sui prati. Proseguiamo così per circa 300 metri sino a giungere a un complesso di case. Le lasciamo alla nostra destra e proseguiamo in direzione ovest, nord ovest cominciando una importante discesa che ci guiderà dopo circa 450 metri all’incrocio con via Piave.Giriamo a destra. Circa 350 metri ed eccoci in località Fusere. 

Giriamo a sinistra al capitello e andiamo avanti in una importante salita in mezzo al borgo antico per 800 metri. Siamo a Fusere! 

Borgo di rara bellezza con le sue case in pietra. La fatica della salita vale quest’incanto! Sulla strada in piena salita ecco la chiesetta della Madonna delle Grazie.

 

LA CHIESETTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

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E’ una chiesetta risalente al secolo XVII. Di aspetto molto semplice con il suo tetto a capanna, è posta nei pressi del Palazzo Zon.

 

Giunti al successivo incrocio noi teniamo la destra. Poco oltre eccoci nel centro storico di Fietta, con la parrocchiale a dominare la piazza.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI FIETTA

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Il cuore di Fietta è detto la Crosera. La chiesa della Santissima Trinità di Fietta, costruita dal 1762 al 1773, merita una visita. La particolarità di questa chiesa è che alcuni altari di pregio furono tutti acquistati da altre chiese e quindi essi hanno più anzianità della chiesa stessa. Il grazioso campanile è opera di Francesco Zardo detto Fantolin da Crespano del 1793. ( foto di Gianni Desti - giannidesti.com )

Altri 300 metri e alla rotonda saliamo in via Boschi a destra. Circa 1 km ed eccoci all’Istituto delle Elisabettiane sulla nostra sinistra. Lo aggiriamo lasciandolo sulla nostra sinistra. E’ il momento di ripagare la nostra ascesa con un una piacevole discesa ora! Giriamo a sinistra e avanti ancora 300 metri. Poi andiamo ancora a sinistra.

 

P.s. per i più arditi, quelli che hanno ancora voglia di salire un po’, si va a destra verso la valle di Sant’Andrea e Liberale (vedi capitolo “la risalita del Lastego”)

Circa 500 metri di discesa e siamo nuovamente alla rotonda. Teniamo la direzione sud prendendo la prima a destra. Siamo ora in Via Madonna della Salute, un nome non scelto a caso visto che circa 700 metri più sotto alla nostra sinistra incontreremo la Chiesetta della Madonna della Salute.

 

 

La chiesetta della Madonna della Salute

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Facciamo altri 400 metri e siamo in Via Europa. La attraversiamo. Più sotto 200 metri siamo in località Canil e in via Giardino Generale. Svoltiamo ora a sinistra. Poco più avanti sulla destra ecco Villa Fietta.

VILLA FIETTA

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Secondo la ricostruzione di mons. Vittorio Piva, basata per la verità su documenti perduti, il complesso fu edificato all'inizio del XV secolo dal conte Biagio Fietta. Il terremoto del 25 febbraio 1695 danneggiò gravemente l'edificio e qualche tempo dopo venne ricostruito dal conte Bartolomio.

Quest'ultimo consultò anche il noto architetto Giorgio Massari, il quale qui giunse nel 1719. Nel 1721 i lavori, diretti proprio dal Massari, poterono cominciare, ma a rilento. Ancora nel 1752 il Massari fu richiamato per progettare le barchesse, ma non furono mai realizzate. L'edificio risente dei pesanti interventi successivi: alla metà dell'Ottocento il conte Lorenzo vi aggiunse l'oratorio in stile neogotico e due ali laterali progettate da Antonio Zardo; nel Novecento la villa fu ceduta al Seminario Minore del Patriarcato di Venezia e fu completamente riadattata. Presenta oggi un corpo centrale a tre piani, sormontato da un frontone, affiancato dalle due brevi appendici. Su ciascun lato si sviluppa una lunga ala a due piani e quella orientale termina con la chiesetta. Dagli anni cinquanta è una delle sedi degli Istituiti Filippin. (Villa Fietta intravista da via Giardino Generale)

 

 

E’ tempo di chiudere il nostro viaggio ora. Procediamo in direzione est per altri 600 metri e usciamo a destra in via IV Novembre per quasi 300 metri. Giriamo poi a destra ancora e andiamo in via Medaglia d’Oro. Facciamo 250 metri e quindi dritti. Siamo tornati nel piazzale del Municipio e qui finisce il nostro viaggio nella ex Paderno del Grappa.

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