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IL SILE DA CASALE A MUSESTRE 

CARATTERISTICHE DEL PERCORSO:

Lunghezza: 8,6 km

Periodo: tutto l’anno

Difficoltà: facile

Tempo di percorrenza: 30 minuti

GALLERIA DI IMMAGINI

Il percorso che affronteremo necessità di una piccola inversione di marcia. Dovremmo tornare un po’ indietro per andare a prenderci il Sile più lontano dalle strade trafficate possibile. La nostra metà è la borgata di Musestre (il piccolo) passando ancora per squarci di “grande Sile”. Il nostro percorso altresì, proprio per questi obiettivi ci allontanerà un po’ dal letto del fiume , ma ne vale la pena, in  particolare per le zone dominate dal fiume Musestre. La partenza è posta presso il porto fluviale di Casale, punto a cui siamo approdati dal percorso precedente. Si può lasciare tranquillamente l’auto nell’ampio piazzale della Chiesa.

Dirigiamoci quindi a nord rifacendo a ritroso l’ultimo tratto del precedente percorso. Siamo in Via San Nicolò. Trascorsi cento metri svoltiamo a gomito alla nostra sinistra. Procediamo per altri cento metri e quindi a sinistra. Procediamo per altri 0,2 km circa fino a giungere all’incrocio con la provinciale denominata Via Belvedere. Giriamo a destra (fare attenzione strada molto trafficata perché sulla direttrice di Jesolo). Procediamo quindi per 1,2 km circa (abbiamo oltrepassato un cavalcavia) e giriamo a destra su vicolo San Francesco.  Cominciamo qui il nostro percorso ai bordi del fiume.

VICOLO SAN FRANCESCO

Occorre fare attenzione perché in prossimità di una curva che svolta decisamente a sinistra noi dobbiamo invece proseguire dritti e qui la stradina prima di ghiaia ora si snoda sul prato. Giungiamo in un’ansa da dove si può ammirare tra i rami il porto fluviale di Casale. 

CASALE

Il tratto si snoda per circa 2,5 km fino a sboccare in un’ampia ansa alla sinistra della quale un  capitello votivo dedicato a “Maria” sembra posto a protezione del paesaggio.

IL CAPITELLO DELL'ANSA

Teniamo la destra ove si apre la campagna; la vegetazione si fa più rada, e proseguiamo sul percorso ora largo e ghiaioso. Procediamo così per circa 3 km .

VERSO MUSESTRE (2).JPG
casale ecc. (6).jpg

All'altezza  del punto indicato dall'immagine che segue teniamo la destra sotto la vegetazione.      

 

PASSAGGI

Siamo nei pressi di San Michele Vecchio

SAN MICHELE VECCHIO

Procediamo ancora, dopo aver attraversato il Ponte sul  fiume Musestre per altri 700 metri e quindi a destra sul suo argine sinistro sino a raggiungere la chiesa di Musestre. Qui si chiude il nostro viaggio.

LA CHIESA PARROCCHIALE

Giungendo nel centro storico del paese incontriamo la parrocchiale che sorge là dove il fiume Musestre s’incontra con il Sile, offrendo un'incantevole scenografia naturale. La chiesa parrocchiale di S. Ulderico è costruita sui resti dell’edificio trecentesco precedente; la sua inaugurazione risale al 1746. E accanto, la bellissima riproduzione che troviamo sul giardino nel retro.

PARROCCHIALE MUSESTRE

MUSESTRE ED IL MUSESTRE

Gli insediamenti stabili a Musestre, anticipano di molto quelli d’altri punti del territorio roncadese. A mantenere vivo il nucleo del paese contribuisce, in epoca romana, la vicinanza di Altino e il passaggio della strada romana Claudia Augusta che collega la città alle Alpi. A Musestre nel 380, nei primi anni cioè della diffusione del cristianesimo in queste zone, sopra un ponte di marmo sul fiume vengono decapitati dagli ariani i santi Teonisto, Tabra e Tabrata.Nei secoli successivi il paese segue le vicende di Altino e la rovina determinata dalle invasioni barbariche. Il primo atto ufficiale della esistenza di Musestre risale all’anno 863 ed è il testamento del marchese del Friuli, Everardo, che qui ha la residenza. Dall’ influenza di Venezia, il feudo di Musestre passa, intorno all’anno mille, ai conti Collalto di Treviso per tornare alla Serenissima nel  quattordicesimo secolo. Del castello costruito nel nono secolo sulla riva del fiume, vicino alla confluenza tra Musestre e Sile, rimane oggi visibile una delle torri. E’ probabile che il castello sia stato costruito sui resti di una precedente fortificazione eretta dai bizantini, che controllavano le isole veneziane, a scopo di difesa contro le invasioni di Goti e Longobardi. Fino ai primi anni del ‘900 i collegamenti tra Quarto d’Altino e Musestre sono assicurati dal "passo", una barca-traghetto che fa la spola tra le due  sponde del Sile. A ovest di Musestre, per chi entra in paese da via Treponti, il primo Capitello che incontra è quello della Sacra Famiglia. Proseguendo si può incontrare la "Vecia fornase" che ha conservato la sua originaria struttura. A sinistra, si trova la sede del Mulino. Di un mulino a Musestre si ha testimonianza già prima del 1000. Sulla facciata dell'attuale mulino, in una nicchia ricavata sull'edificio, troviamo una prima storica testimonianza mariana del territorio: è la bella statua della B.Vergine di Fatima, benedetta il 09.09.1947. Proprio per la sua collocazione sul lato che costeggia la strada di accesso al paese, fu da subito un punto di  riferimento; gli anziani ricordano che tutti gli uomini, compreso i meno devoti, passando in quel punto si toglievano il cappello, in segno di rispetto. A destra si vedono le antiche "porte delle chiuse" che servivano per superare il dislivello del fiume e permettere alle barche di risalirlo. Questo scorcio sul fiume è uno dei vari angoli molto suggestivi del territorio. Chi invece entra a Musestre, da nord, per la via omonima, incontra l'antico Capitello di S.Antonio, che si è conservato con la sua struttura originaria.

IL FIUME MUSESTRE

Il primo affluente di una certa consistenza che incontriamo nel nostro viaggio sul Sile, lo scorgiamo in località Musestre, località che da questo fiume prende il nome. Il nostro viaggio lo tocca per la  prima volta verso la fine di via Treporti. Siamo ormai a qualche centinaio di metri dalla chiesetta di Musestre. E’ la chiesa di Musestre e il suo orientamento decisamente a ridosso del fiume, con la facciata principale a ridosso del fiume che colpisce. Sembra immergersi nel  fiume, sembra avere vita dal fiume. Il fiume Musestre è il maggiore affluente del Sile. E’ un fiume di risorgiva come il Sile e nasce da risorgive in località di Breda di Piave (Treviso). Esso si snoda nella campagna attraversando i comuni di Carbonera, San Biagio di Callalta e Roncade fino a finire la sua corsa nel Sile a Musestre, all’altezza dell’abitato di Quarto d’Altino (Venezia). In epoca romana il fiume era quasi certamente uno dei molti rami del Piave.

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I Santi Teonisto, Tabra e Tabrata

Teonisto , Tabra e Tabrata sarebbero stati tre martiri cristiani venerati come Santi dalla Chiesa cattolica. Il martirologio romano riporta solo che il 30 ottobre viene ricordato san Teonisto vescovo e martire, ucciso dagli Ariani. Le agiografie attorno ai tre personaggi sono quindi da considerarsi frutto di tradizioni posteriori, e quindi prive di fondamento storico. La leggenda. Originario dell'isola di Namsis, già vescovo di Filippi, Teonisto partì con i discepoli Albano, Urso, Tabra e Tabrata alla volta della Gallia per evangelizzare le genti pagane. Alcuni sostengono che il vescovo si fosse ritrovato a peregrinare per il mondo perché espulso dalla propria diocesi; secondo altri, sarebbe partito da Milano come inviato da Sant'Ambrogio. Fermatisi ad Augusta (probabilmente Aosta), Urso morì martire. Giunti a Magonza anche Albano morì vittima di un'incursione dei Vandali. Passati presso i Goti, i tre sopravvissuti furono abbandonati su una nave difettosa che, dopo un lungo e tormentato viaggio, li condusse sulle rive della Laguna Veneta, presso l'antica Altino. In città infuriavano gli scontri tra Ortodossi e Ariani: poco dopo essere sbarcati, i tre morirono martiri per mano degli eretici il 30 ottobre del 380, presso un ponte sul fiume Sile. Un'altra tradizione parla del  22 novembre 425, ma sembra che all'epoca la rivolta ariana ad Altino fosse ormai cessata. Realtà storica e culto . Si tratterebbe in realtà di tre martiri nordafricani, le cui reliquie furono portate in Veneto dai vescovi locali dopo l'istituzione del Regno dei Vandali, popolo di confessione ariana (V secolo).Incerte anche le vicende attorno ai loro resti. Dapprima conservati ad Altino, una tradizione filo-veneziana afferma che furono traslati a Torcello dal vescovo Paolo I (635) e deposte nella Cattedrale dal vescovo Deodato (697).Tuttavia il culto dei martiri è provato anche a Treviso sin dal 1082, dove forse era giunta almeno una parte delle reliquie. Certo è che i tre santi furono particolarmente venerati in tutta la Marca e alcuni li considerano compatroni della diocesi locale assieme a San Liberale.A Treviso tra l’altro, esiste una chiesa dedicata a San Teonisto, ora sconsacrata.

LA TORRE DI MUSESTRE

Il castello di Musestre è in realtà l'unica torre perimetrale superstite della cinta muraria di un castello posto a guardia della romana Via Claudia Augusta che qui attraversava il Sile su un ponte che la leggenda vuole distrutto da Attila. Presso il castello di Musestre aveva la sua corte Everardo del Friuli verso l anno 850 d.c. 

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EVERARDO DEL FRIULI E MUSESTRE

Everardo del Friuli, è padre dell'imperatore e re d’Italia Beregario I. Tra i tesori della Biblioteca Vaticana, c'è un codice manoscritto dall'VIII al IX secolo, che nell'ultima pagina porta la firma del suo antico proprietario: Everardo, Marchese del Friuli. Lo stesso Everardo ricordò quel volume nel suo testamento, insieme con altri 35 preziosi manoscritti. Era, a quei tempi, un legato veramente eccezionale, sia per il valore intrinseco degli oggetti, sia perché dimostravano come il testatore fosse persona di rara cultura. Everardo era dunque uno studioso? I manoscritti da lui lasciati trattano di tutte le scienze, sacre e profane, di letteratura e di diritto. Il loro proprietario dovette dunque avere estesi e variati interessi culturali.  Lo potremmo considerare uno di quegli " umanisti " della prima ora, tipici della rinascenza culturale dell'età carolingia.Un personaggio di tale importanza, e così ben introdotto nella famiglia degli Imperatori e sovrani carolingi, non poteva non condurre vita piena e onorabile, in mezzo ad amici altolocati, anche se non sempre disinteressati: tra questi, Vescovi, Arcivescovi, Abati. Ma le qualifiche di studioso e di umanista non esauriscono la complessa personalità di Everardo, Marchese del Friuli. Egli fu anche uomo di mondo, anzi un potente del mondo e visse al   centro delle vicende politiche del tempo, svolgendovi una parte di grande  prestigio. Suo padre era stato alto funzionario dell'Imperatore Carlo Magno, e aveva chiuso la sua vita in un monastero. Il figlio conobbe una carriera ancor più brillante, ed ebbe l'onore di ottenere in sposa la figlia di Ludovico il Pio, nipote di Carlo Magno e sorella dell'Imperatore Lotario. Da Gisella, Everardo ebbe cinque figli e tre figlie. Dall' Imperatore, venne investito di estesi possessi in Lombardia, in Francia e in Germania. Il fedele vassallo venne poi creato Marchese del Friuli. Nell'842, Lotario tentò di salvare la pace e l'integrità dell'Impero, con un accordo tra i fratelli sulla base di una divisione territoriale. Per questa importantissima missione, scelse come ambasciatore proprio il saggio e fedele Marchese del Friuli, suo cognato. Everardo si trovava a proprio agio in mezzo ai libri come tra le armi, nelle  dispute dottrinali come in battaglia. Combatté fortunatamente contro i nemici esterni dell'Impero: Slavi, Normanni e, in Italia, Saraceni. Potremmo perciò aggiungergli anche il titolo di condottiero, accanto a quello di diplomatico, di politico e di studioso. Il Marchese del Friuli morì in Italia  nella sua dimora di Musiestro, presso Treviso, nell'865. E agli altri onori, si aggiunse allora a voce di popolo, il titolo di Santo, non però riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa. 

LA VECCHIA “ FORNASE” DI MUSESTRE

“ Un tempo lungo il fiume Sile si trovavano numerose fornaci per la produzione dei laterizi, concentrate in particolare nel basso corso del fiume, dopo Treviso, tra Sant’Antonino e Musestre, tanto che questo tratto era conosciuto anche come "la riviera delle fornaci". Gli stabilimenti erano chiamati "fornasotti" e i forni rimanevano accesi quattro o cinque giorni, in corrispondenza d’ogni infornata di laterizi. Si trovavano in aree ricche di argilla, e quando la vena del materiale si esauriva, venivano spostate in un altro luogo. A quest’attività si riferisce l'antico adagio "Omo de fornasa, caval de restèra, femena de risèra". Nella seconda metà del Novecento, il numero di fornaci crebbe per far fronte alla crescente domanda di materiale edilizio e nello stesso periodo fece la sua comparsa il forno Hoffmann, che grazie ad un sistema a ciclo continuo permise un sensibile aumento della produzione.”

FORNACE
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